Proclamato nei giorni scorsi, lo stato di agitazione unitario prosegue anche dopo il tentativo di conciliazione e in attesa del prossimo incontro con il Ministero del Lavoro fissato per il 22 maggio.
19 apr. 2024 – Lo stato di agitazione unitario delle lavoratrici e lavoratori con contratto Uneba, proclamato il 12 aprile scorso, permane anche dopo il tentativo di conciliazione di giovedì 18.
Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl e Uiltucs nazionali valuteranno al successivo tavolo con il Ministero del Lavoro, fissato per il prossimo 22 maggio, e negli incontri con la realtà del settore sociosanitario, assistenziale ed educativo dei giorni precedenti, il 15 e il 21, se la nuova offerta per rinnovare l’accordo economico per gli anni 2020-2023 sarà sufficiente per far ripartire il negoziato.
“Abbiamo aperto lo stato di agitazione perché i 50 euro offerti da Uneba, cioè circa il 3,58% di incremento, sono una proposta irricevibile e indecorosa, che non fa recuperare l’inflazione raggiunta in questi anni e non riconosce la professionalità e la dedizione che le lavoratrici e i lavoratori sostengono quotidianamente verso persone fragili (dagli anziani ai disabili, dai minori agli adulti in difficoltà) , tanto più dopo il carico affrontato sotto l’emergenza pandemica – spiega Sabrina Negri che, per la Fp Cgil Lombardia, è nella delegazione trattante nazionale -. Inoltre non ci convince il presunto percorso, anche temporale, per rinnovare il triennio 2024-2026. Uneba dopo più di due anni di confronto sta facendo melina, senza far capire le sue reali intenzioni”.
Il segretario Fp Cgil Lombardia Catello Tramparulo sostiene che “da adesso lo stato di agitazione sarà anche rafforzato e reso più visibile. A partire dalla nostra regione: Uneba nasce in Lombardia, la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori a cui si applica il contratto è qui. Quindi, a sostegno del pressing nazionale, tante saranno le assemblee e le iniziative territoriali. E Uneba dovrà scoprire le carte e dire cosa vuole fare davvero: sui diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, sul loro contratto nazionale, non si può tirare a lungo la corda e tergiversare”.