Con il 25 Aprile parte ufficialmente la raccolta firme della Cgil per i referendum per un lavoro dignitoso, tutelato, sicuro e stabile
24 apr. 2024 “ll 25 Aprile è una data fondamentale per la nostra democrazia e per la nostra Costituzione antifascista. Il 25 Aprile parte la raccolta di firme per i referendum: vogliamo cancellare la precarietà e affermare la libertà nel lavoro. Firma per un lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro. Il lavoro è un bene comune: mettici la firma”. Alla vigilia della giornata con cui si festeggia la Liberazione dal nazifascismo, il segretario generale della Cgil nazionale, Maurizio Landini, lancia con un video la campagna per la raccolta firme referendaria per liberare il lavoro da precarietà, e ricatti, garantendo anche più sicurezza per chi lavora negli appalti.
Quattro sono i quesiti referendari, depositati dalla Confederazione lo scorso 12 aprile presso la Corte di Cassazione e per ognuno dei quali, entro 90 giorni, bisognerà raccogliere almeno 500mila firme certificate (per tornare in Cassazione e poi votare i referendum nella primavera del 2025). Da domani si potrà firmare ufficialmente ai banchetti predisposti (e che via via lo saranno) e on line.
Il primo quesito è per abrogare le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Si chiede di cancellare in toto il tristemente noto Jobs Act, il decreto legislativo 23/2015 che ha colpito al cuore l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Cancellare il contratto a tutele crescenti significherà, per le lavoratrici e i lavoratori assunti dopo il 2015 e poi, anche senza giusta causa o giustificato motivo, licenziati da un’azienda con più di 15 dipendenti, tornare ad avere la possibilità di essere reintegrati.
Il secondo quesito referendario guarda alle aziende con meno di 15 dipendenti e chiede di togliere il tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo, in modo da renderlo un buon deterrente per i datori di lavoro. È il giudice che deve, di volta in volta, e a seconda della situazione che si trova di fronte (dalle condizioni complessive della persona licenziata alle condizioni economiche dell’azienda), stabilire il giusto risarcimento, al quale, appunto, non vanno posti limiti.
Il terzo quesito vuole superare la precarietà del lavoro e quindi chiede di cancellare la liberalizzazione dei contratti a termine, coi quali si fa il tiro alla fune della vita delle lavoratrici e dei lavoratori. Abrogare le norme che lo consentono, vincolando l’uso dei contratti a termine a causali temporanee, contingenti a casi specifici, impedirà abusi e fermerà la giungla attuale.
Il quarto e non meno importante quesito vuole mettere le aziende di fronte alle loro responsabilità quando sono committenti di appalti e subappalti e, in ragione del risparmio dei costi, esternalizzano senza badare alla qualità delle imprese. Per questo si chiede di cancellare l’articolo 26 del decreto legislativo 81/2008 che esclude la responsabilità in solido del committente e così, viceversa, fare in modo che, quando le lavoratrici o i lavoratori si infortunano o hanno una malattia professionale, possano chiedere a chi di dovere un indennizzo. Questo di necessità spingerà i committenti anche a una predisposizione più oculata dei bandi e a una selezione più seria delle aziende e quindi a una maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro.
Sul sito della Cgil, per questa che già si preannuncia un’intensa campagna referendaria, c’è un’apposita sezione, dove sono disponibili informazioni e i materiali.