3 Jul 2024
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Uneba Mantova / Lo stato di agitazione va avanti in tutte le strutture del territorio

Tomasini (Fp Cgil): “Vogliamo un rinnovo contrattuale decoroso e valorizzante”

8 mag. 2026 – “Lo stato di agitazione unitario è nazionale e dunque lo abbiamo aperto anche a livello provinciale. Uneba, dopo 5 anni di stallo contrattuale, mortifica con la sua sparuta proposta di incremento economico le lavoratrici e i lavoratori”. Magda Tomasini, segretaria Fp Cgil Mantova, fa il punto sulla situazione delle 30 strutture del settore sociosanitario e assistenziale che nel suo territorio applicano il contratto afferente all’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale.

Sparuta, cioè quanto?

“L’aumento presentato da Uneba è di circa il 3,58%, pari a 50 euro mensili. Una proposta indegna, priva di rispetto per il lavoro quotidiano del personale. Nella nostra provincia le lavoratrici e i lavoratori coinvolti sono circa 1100. Lo stato di agitazione indetto lo scorso 12 aprile è una replica di dignità. Tanto più a fronte dei rinnovi in altre realtà del Terzo Settore. Il contratto nazionale delle Cooperative sociali ha un incremento superiore al 12%, la preintesa dell’Anffas del 10,5%”, risponde la sindacalista.

Poi ci sono le condizioni di lavoro.

“Altro nodo dolente. I carichi di lavoro sono infiniti, si saltano ferie e riposi. Le carenze di personale incidono sulle condizioni delle operatrici e operatori che sviluppano un elevato stress lavoro correlato. Questo è un tempo dove come si lavora fa la differenza. E se poi pure le paghe sono basse diventa un problema non solo trovare persone ma trattenere quelle già al lavoro. Molti operatori e operatrici sanitari hanno lasciato la professione per salvaguardare la propria professionalità”, considera Tomasini.

Quindi, avanti con la protesta, anche rendendola visibile con le bandiere fuori dalle Rsa.

“Le bandiere sono simboli e hanno una loro concretezza. Le bandiere sindacali rimandano a persone in carne e ossa, alle lavoratrici e ai lavoratori. Rappresentano diritti e dignità del lavoro. Non sono mera stoffa svolazzante al vento. Esporle in segno di protesta equivale a un grido di allarme. Le abbiamo messe in tutte le Rsa della provincia. Vogliamo un rinnovo contrattuale decoroso e valorizzante. Poi, come alla Rsa di Solferino, ce le siamo pure viste togliere due volte. Un gesto grave e inaccettabile. Ora lì si è aperto il confronto, vedremo se sarà davvero propositivo o invece, queste sì, parole al vento”.