Giacalone (Fp Cgil): “La situazione degli organici è incresciosa e va sempre peggio, noi siamo sempre più stanchi e demoralizzati. Il nostro è un grido di aiuto, speriamo che qualcuno lo ascolti: aiutateci ad aiutare!”
5 sett. 2024 – Più assunzioni e compimento delle stabilizzazioni, nuove autoscale e in numero adeguato, più formazione e aggiornamento professionale ma anche più tutele e più sicurezza, almeno con dispositivi di protezione all’altezza dei rischi, il riconoscimento delle malattie professionali e un’assicurazione Inail. Lo chiedono, con la Fp Cgil, le lavoratrici e i lavoratori dei Vigili del Fuoco.
“Facciamo un lavoro tanto pericoloso quanto necessario, spegnendo incendi ed effettuando ispezioni preventive, soccorrendo le persone in ogni situazione, intervenendo nella gestione di materiali pericolosi”, afferma Michele Giacalone, coordinatore Vigili del Fuoco Fp Cgil Lombardia.
Sul territorio lombardo, quali sono i principali interventi?
“In generale, su tutti i comandi predominano gli interventi in caso di incendi (dagli appartamenti alle auto alle attività ad alto rischio come capannoni industriali o commerciali) e in caso di incidenti stradali, inclusi quelli che coinvolgono mezzi pesanti che spesso trasportano sostanze pericolose – risponde Giacalone -. Ma non manca, ovviamente, il soccorso alle persone, soprattutto anziane e sole, che magari per caduta o per malore chiedono aiuto (quando riescono) perché impossibilitate a muoversi. Noi interveniamo per aprire la porta chiusa a chiave e permettere ai sanitari di prendersi cura di loro. Volendo entrare più nel dettaglio – dice il sindacalista – facendo qualche esempio: a Bergamo, in questo 2024, le attività maggiori sono finora state per incendi generici, soccorso a persone, apertura di porte e finestre, incidenti stradali, danni d’acqua, alberi pericolanti. A Brescia, con una media di quasi 30 al giorno, gli interventi principali sono stati il soccorso a persone e dispersi, il salvataggio di animali o la gestione di danni d’acqua, incendi e incidenti stradali. A Como, soccorsi e salvataggi, interventi vari o per incendi ed esplosioni. A Cremona, incendi, incidenti stradali, apertura porte e finestre, soccorso a persone. Nel territorio lodigiano, seguono agli interventi di vario tipo quelli per i danni d’acqua, gli incendi e gli incidenti stradali. A Monza prevalgono interventi per incendi, soccorso a persone, bonifiche da insetti. Nel territorio sondriese, agli incendi seguono il soccorso alla popolazione, gli interventi per alberi pericolanti e incidenti stradali, il recupero di autovetture. A Varese, soccorsi e salvataggi, interventi vari e per incendi ed esplosioni. Nell’insieme, anche i territori restanti si comportano in modo simile”.
E a Milano?
“Da inizio anno a oggi si contano più o meno 24mila interventi, con le stesse tipologie degli altri comandi. In genere prevalgono gli interventi per incendi, soccorso a persone, fughe di gas, incidenti stradali. Aggiungo che non sono da sottovalutare le indagini, delegate anche direttamente dalle Procure, del Nucleo Investigativo Antincendi (NIA) Lombardia, che ha sede sempre a Milano. Nel 2023 sono state fatte 65 indagini sulle cause d’incendio, nel 2024 finora siamo a 55. Il NIA è composto da circa 28 Vigili del Fuoco specializzati, me compreso, suddivisi su tutto il territorio lombardo. Ne servirebbero il doppio – segnala Giacalone –. Nell’ufficio di Polizia Giudiziaria al comando di Milano, che vanta circa 600 fascicoli annui che comprendono esposti della popolazione, deleghe della Procura e la collaborazione con altre Forze di Polizia per competenze specifiche, ci sono 1 Funzionario e 5 Vigili del fuoco e, anche qui, ne servirebbero almeno il doppio. È da ribadire che per ogni tipo di intervento servono lavoratrici e lavoratori, dispositivi di protezione individuale, attrezzature adeguate e mezzi, tutti elementi che attualmente sono insufficienti in tutta la Lombardia!”.
La carenza di personale resta il tallone d’Achille ovunque si guardi.
“Di recente anche l’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) ha certificato che nel nostro Paese, dal 2022 al 2023, i Vigili del Fuoco hanno subito un taglio del 10,2% (4240 unità). Sono numeri importanti e la Fp Cgil è da tempo che lancia allarmi a tutti i livelli”, sostiene il coordinatore della Fp Cgil Lombardia.
Esempi per la nostra regione?
“Per mancanza di personale, alla sede centrale di Bergamo, almeno un giorno o notte a settimana salta l’unica squadra operativa e quindi il Comando chiude, delegando il soccorso al vicino distaccamento di Dalmine che si trova così a coprire, con lo stesso numero di personale e di mezzi, una zona estesa almeno il doppio. Il distaccamento di Busto Arsizio (Varese) è quasi sempre a Vigili del Fuoco ridotti, dovrebbe avere almeno una squadra operativa con 5 persone e due squadre ‘ridotte’ con 2-3 Vigili che garantiscano l’intervento di un’autoscala e di un’autobotte in caso di necessità. Purtroppo, la maggior parte delle volte, per mancanza di personale si riesce a garantire solo la squadra operativa. Nel mantovano, i distaccamenti di Viadana e Suzzara garantiscono il soccorso quasi sempre con 3-4 pompieri, quando il minimo è 5, mettendo in pericolo gli stessi Vigili e di conseguenza anche la popolazione. Ancora, il distaccamento di Tirano (Sondrio) è quasi sempre ridotto a 2 lavoratori presenti e spesso anche chiuso”.
Le criticità sono evidenti.
“Gli interventi vengono sempre garantiti, perché a supporto dei comandi e dei distaccamenti intervengono altre sedi limitrofe, anche per questo siamo – orgogliosamente – un Corpo. Ma i tempi di risposta subiscono ritardi che, a volte, possono fare un’importante differenza, specie quando la vita delle persone è in pericolo – considera Giacalone -. Le carenze degli organici sono omogenee in tutta la Lombardia e spesso ad esse si sopperisce chiedendo ai nostri colleghi di fare straordinari. Ultimamente anche le ore di straordinario sono diventate ordinarie e lo stress da lavoro con il tempo logora: i comandanti, così, sono costretti a ridurre al minimo il numero dei Vigili operativi nelle squadre, portandoli, come dicevo prima, da 5 a 3 unità, piuttosto che a chiudere. La situazione degli organici è incresciosa e va sempre peggio, noi siamo sempre più stanchi e demoralizzati”.
I mezzi sono una necessità.
“In Lombardia ci sono dislocate 39 autoscale di cui 21 in servizio da più di 20 anni (la maggior parte del tempo stanno in officina per la manutenzione) e 8 ad uso esclusivo del personale volontario. L’obbligo di dotazione minima sul territorio dovrebbe passare con urgenza da 14 autoscale ad almeno 20, per garantire un servizio necessario e importante per gli interventi in quota. È inaccettabile vedersi assegnare una sola nuova autoscala in tutta la Lombardia, una goccia nel mare!”.
Le assunzioni sono un imperativo!
“A livello nazionale, ci sono circa 2500 persone in graduatoria (vincitori dello scorso concorso civile e personale della stabilizzazione) in attesa di essere chiamate. A Roma non ci sono né posti letto né istruttori sufficienti a garantire la formazione di questi nuovi giovani. Anche in questo caso, come per le assunzioni, si procede col contagocce – spiega Giacalone -. Ci sono circa 1500 discontinui in graduatoria da 6 anni! Cioè parliamo di persone che allora avevano 40-45 anni e che ora ne hanno 50 e ancora aspettano di essere chiamate! – esclama con amarezza -. Assumetele! Non fate passare altri anni! – fa appello il sindacalista -. Nella nostra regione abbiamo anche il problema di un 60% di personale che, originario del Centro-Sud, quando può chiede di rientrare a casa, cattivo complice anche il carovita. Le graduatorie nazionali rischiano di diventare un incubo anche per chi, tra i neo assunti, risiede a Milano e si trova costretto a prendere servizio lontano da casa per almeno due anni prima di poter rientrare. Tutto ciò rende il nostro servizio pubblico ancora più in bilico. Non è questione da poco e forse per risolvere la carenza di personale bisognerebbe partire da questa continua mobilità”.
Tra gli altri temi, c’è il rinnovo del contratto nazionale.
“Sì, con anche un ordinamento professionale da aggiornare. Rivendichiamo un contratto decoroso e il riconoscimento e la valorizzazione del nostro lavoro, sul piano salariale e organizzativo. A quanto pare, le nostre istanze non vengono ascoltate dal governo e dalla nostra amministrazione, a differenza della stima e della gratitudine che ci mostrano le cittadine e i cittadini. Noi faremo sempre il nostro dovere con dignità, ma per permetterci di farlo meglio abbiamo bisogno che qualcuno pensi anche alla nostra salute e alle nostre condizioni di lavoro, cosa, di cui ancora e irresponsabilmente non si tiene conto. Il nostro è un grido di aiuto, speriamo che qualcuno lo ascolti: aiutateci ad aiutare!”.