Trevisani (Fp Cgil): “Non solo i vincitori di concorso rinunciano ma tra quelli che prendono servizio c’è anche chi dà le dimissioni. Un tema è il carovita ma guai a prevedere il welfare aziendale solo per i neoassunti, determinerebbe disparità all’interno della Pa”
18 ott. 2024 – Nonostante all’Inps, tra il 2019 e il 2023, siano stati assunti circa 8000 lavoratrici e lavoratori, i benefici in termini di organizzazione e carichi di lavoro non si sono sentiti.
A spiegarci il perché è Antonella Trevisani, coordinatrice Fp Cgil Lombardia.
“Il personale era già esiguo per il blocco delle assunzioni e, con i pensionamenti, le entrate non hanno compensato né i buchi in organico già in essere né le uscite – racconta la sindacalista -. Questa situazione si presenta ancora più pesante nelle aree del Nord e quindi anche in Lombardia, dove, purtroppo, assistiamo non solto alla rinuncia del posto da parte di chi vince i concorsi ma molto spesso pure alle dimissioni di chi ha trovato altre attività lavorative, pubbliche e private, più soddisfacenti per tante motivazioni e quindi va via”.
Ad esempio?
“Sicuramente il carovita è un tema cruciale e interessa sia i neoassunti che magari si devono trasferire da altre aree del Paese per prendere servizio in Lombardia sia i dipendenti dell’istituto già da anni in servizio nel territorio lombardo – risponde Trevisani -. Il costo della vita grava su tutti, sia sul nuovo assunto che magari è un giovane lontano dalla famiglia sia sul dipendente decennale dell’Inps che fa fatica a pagare l’affitto, il mutuo, fa fatica ad affrontare le spese per i figli e per la quotidianità – sottolinea -. Peraltro è assurda la proposta che viene paventata dal presidente dell’Aran Naddeo sugli organi di stampa di rendere attrattiva la pubblica amministrazione nelle aree del Nord per i neoassunti attraverso lo smart working ed il welfare aziendale”.
Perché assurda?
“Destinare il welfare aziendale a una parte del personale a discapito di un’altra parte determinerebbe solo divisione all’interno della pubblica amministrazione e per la Fp Cgil questa visione non può essere affatto condivisa. Tutto quello che può essere oggetto del welfare aziendale – che ha lo scopo di migliorare la vita lavorativa e personale delle lavoratrici e dei lavoratori, rispondendo ai lori bisogni e a quelli delle loro famiglie come rimborsi spese, sussidi, ecc., è materia trasversale, riguarda tutti i dipendenti di un’amministrazione e tanto più se in riferimento a un determinato territorio, dove si soffre maggiormente il carovita. Il senso di appartenenza all’istituto e lo spirito di solidarietà nel lavoro dei dipendenti Inps ha consentito di reggere carichi di lavori crescenti e di garantire i servizi alla cittadinanza – evidenzia Trevisani -, se l’idea del Governo è di dividere il personale con proposte che guardano solo a una parte e non a tutto il personale questo avrà inevitabilmente ricadute anche sulla coesione lavorativa”.
Quindi in Lombardia continuano le carenze di personale…
“È un grosso problema e al momento non si trova una soluzione. Ribadisco, nonostante queste assunzioni a livello nazionale, nel nostro territorio non abbiamo registrato beneficio. In molte realtà – aggiunge Trevisani – siamo anche al di sotto di quello che eravamo qualche anno fa. Quindi l’emergenza occupazionale è tanta e si ripercuote sui servizi alla cittadinanza, oltre che a non consentire il benessere organizzativo, visti i carichi di lavoro che i dipendenti delle sedi lombarde si ritrovano a sostenere. La carenza di organico che continua a crescere per la mancanza di nuovo personale e i continui pensionamenti stanno portando a delle situazioni sempre più gravi soprattutto per le Agenzie Territoriali che, in alcune realtà, sono a rischio chiusura.
E poi c’è il tema del rinnovo contrattuale.
“Le lavoratrici e i lavoratori dell’Inps sono molto delusi, si sentono beffati rispetto agli importi di incremento proposti al tavolo nazionale dal governo. L’ipotesi di aumento è inadeguata, non soltanto in relazione all’inflazione ma anche perché viene vista come un segno di svilimento del ruolo del dipendente pubblico e quindi del ruolo anche sociale dei dipendenti dell’istituto. Le scarse risorse previste nella legge di bilancio impattano sul tabellare stipendiale e hanno pure ricadute sulla consistenza dei fondi integrativi di amministrazione, quindi sul salario accessorio”.
Altro?
“Va anche rilevato che, come è stato espresso all’assemblea nazionale delle delegate e delegati Inps della Fp Cgil e della Uil Pa del 17 ottobre, la non completa condivisione unitaria delle azioni di lotta per rinnovare i contratti nazionali pubblici è elemento di grande disagio, considerando anche che le piattaforme sono state presentate insieme anche alla Cisl. Siamo consapevoli che la tutela e la lotta a favore dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori hanno una maggiore capacità di pressione e di ottenere dei risultati quanto più è forte e larga l’unità sindacale. Ma in ogni modo, come testimonia la manifestazione nazionale di sabato 19 ottobre, andiamo avanti, con la Uil, sempre con la stessa fermezza e le spalle un po’ più larghe”.