12 Feb 2025
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Mmg / “Basta medici tuttofare: servono assunzioni, strutture e organizzazione”

medico di medicina generale - mmg

Intervista a Giorgio Barbieri, coordinatore Medici di medicina generale per Fp Cgil Lombardia

12 feb. 2025 – Fin dalla sua istituzione, Fp Cgil sostiene la necessità di integrare i medici di medicina generale nel Servizio Sanitario Nazionale, anche attraverso il passaggio dallo status di liberi professionisti in convenzione al contratto della dirigenza medica. Il governo ora propone la dipendenza, ma con una formula che rischia di lasciare tutto com’è, anzi, di aumentare il disordine organizzativo. La bozza attuale non garantisce sedi fisse, impone spostamenti continui tra Case della Comunità e studi medici ma non prevede investimenti seri sulla medicina territoriale. Un ritocco superficiale che non affronta i problemi reali. Giorgio Barbieri, medico e sindacalista Fp Cgil Lombardia, non le manda a dire.

Il governo propone la dipendenza, ma la Fp Cgil resta cauta. Perché?

“Temiamo restino parole al vento e comunque non basta cambiare il contratto se il sistema resta allo sbando. Passare al contratto della dirigenza ha senso solo se significa lavorare in strutture adeguate, con personale di supporto e strumenti diagnostici. Qui invece ci vogliono trasformare in pendolari della sanità, costretti a saltare da un ambulatorio all’altro senza una logica chiara. Così non si migliora l’assistenza, si peggiora solo la vita di medici e pazienti”.

Cosa dovrebbe fare davvero una riforma seria?

“Creare presidi sanitari veri, con equipe multidisciplinari. Basta con i medici di medicina generale lasciati soli a gestire tutto: servono infermieri, assistenti sociali, specialisti. E poi strutture con orari e servizi organizzati, non edifici vuoti”.

La riforma prevede 38 ore settimanali con 6 ore aggiuntive su base volontaria. Un miglioramento?

“Un numero a caso. Oggi lavoriamo ben oltre le 38 ore, ma il problema non è l’orario: è l’organizzazione. Se devo passare mezza giornata a compilare carte o correre tra tre sedi diverse, quante ore lavoro non cambia nulla. Serve efficienza, non burocrazia e caos logistico”.

Si parla di ridurre gli accessi in pronto soccorso grazie a una medicina territoriale più forte. Funzionerà?

“No, perché non stanno rafforzando niente. Se un paziente non trova risposte nel territorio, continuerà a intasare il pronto soccorso. Per evitarlo servono poliambulatori attrezzati, diagnostica di base accessibile e una vera integrazione con gli ospedali. Senza questo, si vendono solo slogan. Aggiungo che forse bisogna anche smettere di definire ‘accessi impropri’ quelli di chi non trova altrove una risposta ai propri bisogni di salute. Vogliamo piuttosto – e così Barbieri amplia il quadro – affrontare la questione dei pazienti che, una volta stabilizzati nell’acuzie che li ha portati in pronto soccorso, sono costretti per giorni ad attendere su una barella che si liberi un posto letto in reparto? Qualcuno ha ancora il coraggio di definirli ‘accessi impropri’ non filtrati dalla medicina territoriale? Forse dovremmo ricoverarli nei nostri studi? O possiamo finalmente prendere atto che la vera causa del disastro nei pronto soccorso sono i tagli del personale ospedaliero e di posti letto?”.

La formazione cambierà: i medici di medicina generale dovranno specializzarsi in quattro anni invece che tre. Un passo avanti?

“Era ora! Noi lo chiediamo da tempo: la nostra è una specializzazione cui va riconosciuta la stessa dignità delle altre e va trattata come tale. Ma se dopo quattro anni i nuovi medici trovano le stesse condizioni di oggi, chi vorrà fare questo lavoro? Il problema è il dopo, non solo il percorso formativo. E quella della sempre più scarsa attrattività di questa professione è una criticità, purtroppo, già in essere”.

Le corporazioni mediche si oppongono alla dipendenza. Cosa rispondi?

“Difendono un sistema morente. Un film già visto quando si passò dalle mutue al Ssn. Parlano di autonomia, ma quale? Quella di essere soli, senza strumenti e senza tutele? Il medico di medicina generale oggi è costretto ad essere imprenditore di sé stesso, con mille obblighi e nessun vantaggio. Ma il vero punto è che non è per questo che abbiamo scelto di studiare medicina. Noi vogliamo condizioni di lavoro dignitose e servizi migliori per chi ha problemi di salute. Il resto sono chiacchiere”.

Qual è la proposta della Fp Cgil?

“Una riforma vera: assunzioni, strutture attrezzate, una rete di professioniste e professionisti che lavori insieme. Basta con i medici di medicina generale tuttofare abbandonati a sé stessi. Vogliamo una medicina territoriale forte, organizzata e pubblica, altrimenti tra pochi anni resteremo senza medici di famiglia. Allora la domanda è: il governo vuole cambiare davvero o solo fare finta?”.

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