
Comunicato stampa CGIL, FP CGIL e SPI CGIL della Lombardia
Liste d’attesa e NAS: “Di disumano c’è solo la negazione del diritto alle cure”
Milano, 6 maggio 2025 – Regione Lombardia ha firmato un protocollo con i Carabinieri dei NAS per intensificare i controlli sulle liste d’attesa nella sanità pubblica. L’accordo, sottoscritto il 2 maggio dal presidente Attilio Fontana e dall’assessore Guido Bertolaso, prevede verifiche sui tempi di attesa per visite, esami diagnostici e ricoveri, sull’apertura delle agende di prenotazione, sull’appropriatezza delle prescrizioni e sull’attività libero-professionale intramuraria (ALPI). Previsti anche corsi di formazione per il personale coinvolto.
Per CGIL, FP CGIL e SPI CGIL Lombardia si tratta di un vero e proprio auto-commissariamento, che certifica il fallimento delle politiche sanitarie regionali. Un intervento tardivo e insufficiente a risolvere una crisi strutturale che colpisce quotidianamente le cittadine e i cittadini lombardi.
“La sanità lombarda è allo sbando – dichiarano Monica Vangi e Federica Trapletti, della Segreteria CGIL e SPI CGIL della Lombardia –. Le segnalazioni che riceviamo ogni giorno agli Sportelli Liste d’attesa presenti su tutto il territorio raccontano di un sistema che non rispetta nemmeno le indicazioni della Regione. La tanto annunciata Agenda Unica di prenotazione è ancora un miraggio. Pensare che i NAS possano risolvere problemi così gravi è illusorio: servono decisioni politiche forti e investimenti pubblici, altrimenti la salute non sarà più un diritto universale.”
Dura anche la posizione di Catello Tramparulo, Segretario FP CGIL Lombardia:
“Contro i ritardi sempre più gravi nell’accesso alle prestazioni sanitarie, la via è una sola: assumere nuovo personale e restituire dignità e attrattività al lavoro in sanità.
Un altro nodo cruciale resta il rinnovo dei contratti collettivi, nel pubblico come nel privato”.
Le organizzazioni sindacali denunciano da tempo le conseguenze di anni di privatizzazione, sottofinanziamento e mancata programmazione, che hanno minato la capacità del sistema pubblico di garantire prestazioni sanitarie accessibili e tempestive. Ora si tenta di rimediare con strumenti repressivi, anziché affrontare i nodi politici e strutturali alla radice del problema.