
Dall’Asta (Fp Cgil): “La misura è colma: basta scaricare i problemi sulle spalle di chi lavora”
11 sett. 2025 – Dopo mesi di richieste rimaste lettera morta, a Cremona le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Nursing Up e Nursind hanno proclamato lo stato di agitazione all’Asst. Una decisione che chiama ora in causa Prefettura ma anche Regione, e rimette al centro un nodo politico: chi paga il prezzo delle scelte aziendali?
“A pagare non devono essere le lavoratrici e i lavoratori”, afferma Luca Dall’Asta, segretario generale della Fp Cgil cremonese.
Perché avete deciso lo stato di agitazione?
“La misura è colma. Ci sono carenze croniche di personale, carichi di lavoro insostenibili, proposte di turni da 12 ore, possibili ulteriori esternalizzazioni. E ancora: lo stop allo smart working, orari rigidi imposti retroattivamente, assenza di politiche di benessere organizzativo, tentativi di pressione sulle rappresentanze sindacali. È un elenco lungo, ma tutto si tiene: senza risposte si rischia il collasso dei servizi. Laboratorio Analisi e Centro Trasfusionale dell’Oglio Po, ad esempio, rischiano il collasso per i prossimi pensionamenti e la fuga di tecnici”, risponde.
Carenze di personale: cosa serve?
“Non bastano concorsi che spesso restano deserti. Bisogna trattenere chi già lavora (la cosiddetta politica di ‘retention’), evitare dimissioni, creare fiducia e condizioni dignitose. Invece si ricorre a esternalizzazioni, come è accaduto con gli operatori socio-sanitari delle Medicine nel 2022: lì lavoratrici e lavoratori hanno contratti peggiorativi e il servizio diventa più fragile. È dumping contrattuale, ed è un impoverimento del pubblico”.
E i turni da 12 ore?
“Non sono una scelta libera, ma un ricatto. Il personale è costretto ad accettare il male minore pur di avere un minimo di riposo. Ma turni così lunghi significano meno sicurezza per chi lavora e per chi viene curato. È il ribaltamento della responsabilità organizzativa che viene scaricata dal datore di lavoro sui dipendenti”.
Ci sono anche problemi nelle sale operatorie?
“Sì. Da tempo si accumulano interventi oltre l’orario e si chiama in reperibilità personale che dovrebbe servire solo per le urgenze. Così si fanno turni fino a notte fonda e si viene richiamati poche ore dopo. È un sistema insostenibile”.
E sul piano organizzativo più generale?
“Lo smart working è stato bloccato persino per chi è fragile, nonostante contratto e leggi lo prevedano. Al polo territoriale è stato cancellato l’orario flessibile, imponendo un rigido ritorno al cartellino. È stato fatto perfino con effetto retroattivo, ad agosto. Nel frattempo gli Rls, cioè i rappresentanti per la sicurezza, vengono scarsamente coinvolti”.
C’è poi la questione sindacale.
“Qui si prova a delegittimare chi rappresenta le lavoratrici e i lavoratori. Non abbiamo nemmeno una sala sindacale all’ospedale di Cremona. E dopo il voto della Rsu del 27 agosto scorso, dove la maggioranza si è espressa contro lo stato di agitazione, l’Asst ha pensato di poter alzare i toni. Ma non funziona così: le segnalazioni che riceviamo ogni giorno raccontano un disagio vero. La rappresentanza sindacale è un diritto democratico, non una concessione. Difenderla significa difendere la voce di chi lavora”.
Che messaggio mandate con questa protesta?
“Basta scaricare tutti i problemi sulle spalle di chi lavora. Difendiamo dignità, diritti e sanità pubblica. Lo stato di agitazione è solo il primo passo. Se non arriveranno risposte concrete, la mobilitazione crescerà”, chiude Dall’Asta.
Sotto, il volantino unitario: