9 Oct 2025
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Emergenza sanitaria in Valtellina: “Non mancano i pazienti, mancano le persone per curarli”

turcatti e puleri

Intervista a Michela Turcatti e Leonardo Puleri della Fp Cgil Sondrio

9 ott. 2025 – In Valtellina la sanità pubblica è in affanno. Gli ospedali tengono con fatica, i concorsi restano deserti. Da tempo la Fp Cgil Sondrio denuncia che questa emergenza è ormai cronica.

Cosa dicono i numeri?
“Dicono che la sanità pubblica non è più attrattiva. Nel 2017 un concorso per 40 posti da infermiere aveva raccolto 1.119 domande. Oggi, per cinque posti, solo 35. È un crollo verticale. E il problema non è solo assumere: molti se ne vanno, spesso giovani, verso aziende con condizioni migliori o all’estero”, spiegano Michela Turcatti, segretaria generale, e Leonardo Puleri, segretario della Fp Cgil Sondrio.

Perché questo distacco dal servizio pubblico?
“Perché non conviene, né economicamente né professionalmente. Un infermiere neoassunto guadagna 32mila euro lordi all’anno, contro una media europea di 40mila. In Svizzera si arriva a 70mila euro. Poi c’è la carriera, ferma da anni e senza prospettive. Aggiungiamo il numero chiuso nei corsi di laurea e il risultato è questo: poco personale formato, troppe lavoratrici e troppi lavoratori stremati. Questa fuga dal pubblico vede anche un paradosso: l’Asst, a corto di personale, è costretta a reclutare operatrici e gli operatori socio-sanitari (Oss) delle Rsa, così svuotandole. È un travaso che sposta il problema senza risolverlo, indebolendo la rete dei servizi socio-sanitari”.

Che ruolo può avere la contrattazione in questo scenario?
“Centrale. È l’unico strumento reale per valorizzare le lavoratrici e i lavoratori, riconoscerli economicamente e professionalmente, e mantenerli nelle strutture pubbliche. Alla partecipata assemblea che abbiamo tenuto con il personale dell’Asst Valtellina e Alto Lario, insieme alla Uil Fpl, ieri, mercoledì 8 ottobre, abbiamo discusso della preintesa contrattuale 2022-2024, non firmata dalle due categorie, e degli obiettivi per il rinnovo 2025-2027”.

Ne è emerso che?
“La preintesa non risponde ai bisogni reali del personale sanitario. Riduce il potere d’acquisto, già eroso dall’inflazione, non introduce misure per alleggerire i carichi di lavoro e tace su indennità, sistema degli incarichi, diritto alla mensa o al buono pasto sostitutivo. Ignora nuovi profili come l’autista soccorritore e depotenzia la contrattazione aziendale. Inoltre, accresce il potere discrezionale delle direzioni. È un contratto povero di contenuti, che non riconosce il valore del lavoro pubblico – evidenziano i due sindacalisti –. Noi abbiamo detto no, perché firmarlo avrebbe significato tradire la fiducia delle lavoratrici e dei lavoratori. Ora serve una piattaforma forte per il rinnovo 2025-2027 e una legge di bilancio che rilanci davvero la sanità pubblica. Chi lavora negli ospedali chiede rispetto, retribuzioni giuste, tempi umani, strumenti e organici adeguati”.

E per la sanità valtellinese, cosa serve?
“Far fronte al fatto che qui le difficoltà pesano il doppio: territorio vasto, isolamento geografico, costi di vita alti, mobilità verso la Svizzera. Servono politiche mirate per attrarre e stabilizzare il personale e una contrattazione territoriale capace di valorizzare chi resiste nei presidi di montagna. La qualità dei servizi pubblici dipende da chi li garantisce. Se impoveriamo la sanità, impoveriamo la comunità”, concludono Turcatti e Puleri.