6 Nov 2025
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Sanità pubblica / Un contratto che arretra

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Tramparulo (Fp Cgil Lombardia): “Non abbiamo firmato un contratto che impoverisce chi lavora e indebolisce la sanità pubblica”

6 nov. 2025 –Il contratto nazionale della sanità pubblica 2022-2024, come ormai noto, non è stato firmato dalla Fp Cgil.

Un primo dato su tutti: nel triennio 2022-2024 l’inflazione ha superato il 16%, mentre l’aumento salariale previsto dal contratto si ferma al 5,7%.

“Non potevamo sottoscrivere un accordo che sancisce una perdita economica per le lavoratrici e i lavoratori, oltre 170 euro al mese in meno rispetto ai costi della vita – afferma Catello Tramparulo, segretario generale della Fp Cgil Lombardia -. In questa regione il costo medio della vita è tra i più alti del Paese (dagli affitti alle bollette e alla spesa alimentare) e chi lavora nella sanità pubblica si trova a sostenere spese crescenti con stipendi che non tengono il passo. A questo si aggiunge una carenza cronica di personale: i turni sono più lunghi, le sostituzioni rare, il ricorso alla pronta disponibilità sempre più frequente. Così la perdita economica non è solo in busta paga, ma anche in tempo, energie e qualità della vita”.

A essere penalizzate non sono solo le retribuzioni ma le diverse professionalità. Ad esempio, per quelle infermieristiche, l’aumento dell’indennità si riduce a 7 euro lordi. La nuova figura dell’assistente infermiere blocca ogni prospettiva di progressione a operatrici e operatori socio-sanitari. Le ostetriche ottengono un allineamento solo formale, mentre le risorse vengono prelevate dai fondi aziendali.

Il personale amministrativo pare invisibile, quello tecnici non ha una reale valorizzazione, e per chi lavora in Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, o come autista soccorritore, non cambia nulla.

“È un contratto che divide e gerarchizza, invece di riconoscere il valore collettivo della sanità pubblica”, sintetizza Tramparulo.

Sul piano politico, la Fp Cgil ha parla apertamente di un negoziato svuotato di contenuti. Non c’è stata una vera trattativa, il governo non ha messo risorse aggiuntive né aperto al confronto su questioni strutturali come il tetto di spesa per assunzioni e salario accessorio.

Si è chiesto ai sindacati di ratificare decisioni già prese. La Fp Cgil ha rifiutato – evidenzia il segretario generale -. Abbiamo una precisa visione, quella di una sanità pubblica rifinanziata, accessibile e di qualità, contro un modello che spinge verso la privatizzazione, ormai nemmeno più silenziosa. In Lombardia vediamo ogni giorno come funziona: si lasciano i reparti scoperti, poi si giustifica l’intervento dei privati. Non serve dichiarare di voler privatizzare, basta creare le condizioni perché il pubblico perda terreno”, rimarca Tramparulo.

Il malcontento nasce anche da altre questioni concrete, che raccontano della distanza tra chi lavora e chi decide: mensa, buoni pasto, retribuzione durante le ferie, fondi integrativi. Tutto resta fermo.

“Per la Fp Cgil, un contratto che non migliora la vita delle persone è un contratto sbagliato. Il nostro non firmare non è isolamento, è coerenza con la missione di rappresentare chi lavora – conclude Tramparulo –. Firmare un contratto peggiorativo significa accettare che il declino diventi regola. Noi continuiamo a batterci perché il lavoro nella sanità torni a essere dignitoso, stabile e riconosciuto. Restiamo il punto di riferimento di chi non si rassegna, raccogliendo le istanze delle lavoratrici e dei lavoratori e promuovendo vertenze per migliorarne le condizioni reali, mettendo in discussione ciò che non funziona”.