Fp Cgil Lombardia sostiene il ricorso al TAR contro la decisione di ASST Lariana di assegnare spazi ospedalieri a un’associazione antiabortista nel presidio S. Antonio Abate di Cantù, unico ospedale pubblico della provincia di Como in cui si praticano le interruzioni volontarie di gravidanza. In gioco ci sono il rispetto della legge 194/78 e il diritto delle donne a un accesso libero, sicuro e non giudicante.
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Un gruppo di associazioni e sindacati del territorio comasco ha deciso di promuovere un ricorso al TAR a difesa del diritto di accesso all’aborto libero e sicuro. Per la prima volta in provincia di Como, l’ASST Lariana ha infatti deciso di assegnare uno spazio all’interno di un ospedale pubblico ad un’associazione antiabortista. Si tratta del presidio S. Antonio Abate di Cantù, unico ospedale in tutta la provincia di Como in cui vengono effettuate le interruzioni volontarie di gravidanza. Nel corso del 2025 è stata stipulata una convenzione tra ASST Lariana e il Centro di aiuto alla vita, con cui viene assegnato uno spazio e definita una collaborazione tra Ospedale e associazione.
A seguito di questa decisione, e dopo le iniziative pubbliche promosse dalla rete intrecciat3 per contrastare tale scelta, è stato promosso un ricorso al TAR a difesa del diritto di accesso all’aborto libero e sicuro. La Cgil di Como, la FP Cgil di Como, Cgil Lombardia, FP CGIL Lombardia, Arcigay Como, Medicina Democratica ed ARCI di Como, hanno presentato nelle scorse settimane ricorso contro l’azienda sanitaria comasca.
I ricorrenti dichiarano: “L’assegnazione di uno spazio all’interno di un ospedale pubblico a un’associazione che annovera tra le proprie finalità statutarie il contrasto ad ogni provvedimento che legittimi pratiche abortive è una scelta grave. Riteniamo che la tutela del diritto di scelta delle donne debba restare libero, la presenza di questa associazione all’interno di un ospedale pubblico non è accettabile e mina il diritto stabilito dalla legge 194/78.
È inaccettabile che un ospedale pubblico, deputato alla tutela della salute delle donne ivi compresa l’autodeterminazione, permetta attività in contrasto con i propri fini. Ci domandiamo infatti quali possano essere gli “obiettivi comuni e la collaborazione” citati nella convenzione, tra un’associazione apertamente antiabortista e l’azienda ospedaliera pubblica, tenuta a garantire l’applicazione del diritto di interruzione di gravidanza libera, sicura e consapevole.
La decisione di ASST Lariana di garantire operatività al Centro aiuto alla vita all’interno del presidio Ospedaliero di Cantù rischia di interferire concretamente con il diritto di autodeterminazione delle donne.
La convenzione permette inoltre lo svolgimento tra il personale del consultorio e il Centro aiuto alla vita di “incontri informativi per condividere il contenuto del materiale informativo da distribuire” presupponendo una collaborazione stretta tra associazione e personale ospedaliero. Ricordiamo che la struttura pubblica deve garantire, per sua natura, un servizio “non giudicante” e rispettoso dei vincoli normativi e delle scelte assunte dalla donna. La delibera restituisce un quadro sconcertante, nel quale il servizio pubblico sembra abdicare al proprio ruolo di tutela delle donne e di piena applicazione della legge 194/78. Non è chiaro cosa possa verificarsi all’interno delle mura ospedaliere, che rischiano di non essere più uno spazio sicuro di tutela e di riconoscimento delle decisioni assunte, ma un luogo di giudizio.
Un analogo ricorso era stato promosso lo scorso anno contro l’Ospedale Sant’Anna di Torino, che aveva adottato una scelta simile a quella di ASST Lariana. I ricorrenti auspicano che anche in questo caso, come già avvenuto in Piemonte, il TAR riconosca l’illegittimità del provvedimento e restituisca uno spazio realmente libero a tutte le donne che vivono a Como e in provincia.
ARCIGAY COMO – MEDICINA DEMOCRATICA – ARCI COMO – CGIL COMO – FP CGIL COMO – CGIL LOMBARDIA – FP CGIL LOMBARDIA – con la partecipazione della rete Intrecciat3