Dal 3 febbraio al 1° agosto 2020, due ore e mezza di presidio con volantinaggio davanti alla sede di Bosisio Parini
31 gen. – Presidio permanente, dal 3 febbraio al 1° agosto 2020, dalle ore 11.30 alle 14, davanti alla sede dell’Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini. “Dopo le assemblee partecipate di ieri, le lavoratrici e i lavoratori, con le Rsu, hanno deciso questa prima forma di mobilitazione, per volantinare all’utenza e sensibilizzarla su questa vergognosa vicenda” racconta Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lecco.
La vergogna si chiama cambio di contratto unilaterale deciso dall’Associazione, per cui dal prossimo 1° febbraio i dipendenti passeranno dal ccnl della sanità privata a quello, più sfavorevole, Aris Rsa.
Ieri, oltre a un ordine del giorno, è stata votata all’unanimità anche una lettera aperta delle lavoratrici e dei lavoratori delle sedi di Bosisio Parini, Ponte Lambro, Lecco, Como, Sesto San Giovanni, Carate Brianza, Mandello del Lario, in cui viene sottolineata, con dolore, la gravità della scelta aziendale, in primis perché il contratto Aris Rsa “di fatto ci vedrebbe ancora più impoveriti, con addirittura una perdita in termini contrattuali, non soltanto economica ma anche normativa, con un aumento delle ore di lavoro senza compenso ed inoltre senza che questo garantisca effettivamente un miglioramento del servizio erogato all’utenza”.
Poi c’è – e non va giù – il sentirsi schermiti “da parte di una dirigenza che provocatoriamente propone questo contratto peggiorativo proprio mentre tutti credevamo di essere così vicini al rinnovo del CCNL [quello della sanità privata, saltato all’improvviso per i muri alzati da Aiop – ndr] e oltretutto comunicandoci che questo viene fatto nel nostro interesse. Come se dovessimo ringraziare la direzione per avere ancora un posto di lavoro. Quella stessa dirigenza che sul territorio si fregia dell’eccellenza della qualità delle cure erogate, ma che dentro casa non è in grado di riconoscere dignità agli operatori che garantiscono quei livelli di eccellenza”.
Il presidio permanente viene dunque considerata una forma di resistenza, di altra dignità. Incastonato nell’operare dignitoso di tutti giorni visto che, come chiude la lettera: “Noi operatori della sanità certamente tratteremo i nostri assistiti come sempre perché dopo tanti anni il BENE FATTO BENE è realmente una parte di noi”.