Per la segretaria generale della categoria regionale, intervistata su Radio Marconi, la situazione è “conseguenza di come Regione Lombardia ha cercato di gestire l’epidemia”
16 apr. – “Nelle Rsa, quando hanno cominciato ad ammalarsi gli ospiti non gli sono stati fatti i tamponi e non sono stati portati negli ospedali. Questo ha dato il via alla diffusione del virus”. Manuela Vanoli, segretaria generale Fp Cgil Lombardia, intervistata questa mattina su Radio Marconi, ha riferito su quanto i sindacati chiedono a Regione Lombardia in merito alla situazione di case di riposo e Rsa sotto Covid-19. “Una cosa semplice”, di fronte a “una situazione spaventosa. Il personale è per metà a casa malato, le Rsa sono mezze vuote perché purtroppo hanno avuto una marea di decessi. Bisogna fare tamponi a tutti, personale e ospiti, individuare quali sono gli ospiti positivi, concentrarli in alcune Rsa e isolare gli ospiti negativi in altre Rsa”.
Il quadro tracciato da Vanoli, a circa un mese e mezzo dall’esplosione del coronavirus, è ancora fosco. “La situazione purtroppo è peggiorata nettamente negli ultimi dieci giorni, ma noi la stavamo denunciando da tempo. Io ritengo che siano stati deliberatamente nascosti i numeri” sostiene la segretaria regionale, riferendosi alle persone anziate decedute nelle strutture. “Non dimentichiamoci che, nella fase di crescita esponenziale del virus, i numeri comunicati dei contagi sono sempre stati, in questa regione, solamente quelli delle persone cui veniva fatto il tampone e che quindi finivano in ospedale. Tutti coloro che sono rimasti nelle case di riposo non hanno mai avuto un tampone, quindi noi i numeri effettivi non li abbiamo mai avuti. Abbiamo avuto segnalazioni dai posti di lavoro di quanto stava accadendo – precisa -, abbiamo cercato in tutti i modi di comunicare con Regione Lombardia o con le Ats”. Ma loro hanno chiuso le porte alle organizzazioni sindacali, che continuano, allora, a mandare segnalazioni ai prefetti.
Per Vanoli questa situazione è “conseguenza di come Regione Lombardia ha cercato di gestire l’epidemia”, dando una risposta solamente ospedaliera – più che raddoppiando i posti letto in terapia intensiva -, ma abbandonando le politiche per la sanità territoriale. Gli ospedali si sono saturati presto, “più o meno ai 20mila contagi già è andato in crash il sistema sanitario, perché non si può curare un virus solo con l’ospedalizzazione e non cercare di rallentarlo nel territorio. Il personale negli ospedali sta facendo turni di 12 ore, senza riposi, da ormai un mese e mezzo”, provati dalla “gravissima carenza” di organici e di dispositivi di protezione individuale.
Dispositivi che mancano anche a lavoratrici e lavoratori delle Rsa che “si stanno inventando di tutto, dai sacchi dell’immondizia alle visiere fatte con le cartelline di plastica trasparenti. Anche rispetto alle mascherine chirurgiche – qualcosa arriva ma pochissime –i gestori delle Rsa ci dicono che non hanno nessuna fornitura da parte della Regione e che sono stati completamente abbandonati a se stessi. Quindi si sono ritrovati, a epidemia già avviata, a dover cercare disperatamente di reperire mascherine, ecc. A distanza, ormai, di quasi un mese e mezzo credo che sia una situazione assolutamente scandalosa, allucinante” afferma la dirigente sindacale.
“Le Rsa non sono strutture dove si possono curare i pazienti Covid, ma – ribadisce – nelle Rsa non è mai stata data alcuna disposizione di fare il tampone né agli anziani che cominciavano ad avere sintomatologia (parliamo delle prime settimane, prima che venisse bloccato l’accesso dei parenti), né al personale”. Nonostante le tante richieste da parte delle rappresentanze dei lavoratori.
Vanoli tiene a ricordare la delibera regionale, rientrata dopo la pressione sindacale, con cui si chiedeva a operatrici e operatori di autocertificare, “assumendosi la responsabilità anche penale” di non avere febbre e quindi di poter lavorare perché non contagiosi. “Abbiamo fatto di tutto per fermarla”, sottolinea.
A margine dell’intervista, la sindacalista aggiunge che “con tutto quanto è accaduto e nonostante il Protocollo Salute siglato a Roma, non si fanno tamponi in tutte le Rsa, le Ats non intervengono e la Regione tace”.