Il 13 luglio riparte il tavolo con le stesse controparti firmatarie del neo contratto della sanità privata. Quello cui guarda Niccolò Pugliese, tecnico della riabilitazione psichiatrica a Villa Meardi di Retorbido
12 giu. – “Speriamo che dopo il rinnovo contrattuale della sanità privata, anche il nostro contratto Aris Rsa venga rinnovato al più presto”. Niccolò Pugliese, 35 anni, fa il tecnico della riabilitazione psichiatrica a Villa Meardi di Retorbido, nel pavese, struttura extra-ospedaliera che si occupa di neuropsichiatria infantile e soprattutto, in quest’ambito, di autismo e varie psicopatologie. “Villa Meardi opera con servizi diurni, residenziali e ambulatoriali” riferisce Pugliese, che vi lavora dal 2012, dopo il trasferimento dalla casa madre, il Centro Paolo VI di Casalnoceto, nell’alessandrino, dove nel 2009 era stato assunto con il contratto della sanità privata.
“Il passaggio al contratto Aris Rsa è avvenuto dopo il mio trasferimento, ed è stato un brutto colpo. Per i neoassunti che hanno avuto un tabellare più basso, e per tutti, con l’aumento da 36 a 38 ore di lavoro settimanali, a parità di stipendio. La situazione è sempre stata molto confusa. Io, iscritto alla Cgil, non potevo più essere rappresentato visto che il mio sindacato, non avendo siglato quel contratto al ribasso, è stato escluso dal tavolo aziendale”.
Il tavolo per rinnovare il ccnl Aris Rsa, insieme a quello di Aiop Rsa, si riaprirà il prossimo 13 luglio. Auspicando che le trattative volgano al meglio, cosa ti aspetti? “Vorrei che il nostro contratto fosse pareggiato a quello della sanità privata, con l’obiettivo futuro di arrivare a un solo contratto. Lavoriamo come i colleghi della sanità privata ma a parità di mansioni siamo meno pagati, lavoriamo di più, siamo più sfruttati e abbiamo condizioni peggiori. Il nostro è un lavoro molto delicato e ad alto tasso di stress – aggiunge Pugliese -. Siamo anche a rischio infortunio: trattando con persone che hanno fragilità di salute mentale possiamo ad esempio subire aggressioni. Ho molto apprezzato, in merito, che nel contratto della sanità privata si siano previste misure a tutela degli operatori, come pure l’ampliamento dei permessi retribuiti e i 15 giorni consecutivi di ferie garantiti in estate per un miglior recupero psicofisico”.
Il lavoratore, oltre all’aumento delle retribuzioni, ferme da 8 anni, chiede al nuovo contratto “di tornare alle 36 ore settimanali. Anche un giorno in più al mese, nella nostra situazione, è tantissimo. Occorre anche che ci siano progressioni di carriera più lineari e dettate dal titolo e dal riconoscimento del ruolo. Spesso le nostre diverse professionalità, invece di essere valorizzate, vengono confuse in un mega calderone: tecnici della riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali, educatori professionali, e così via”. Da qui anche una proposta: “Dall’anno scorso sono partiti gli ordini professionali. Credo che i sindacati debbano provare a dialogare con loro per riscrivere le identità professionali e cambiare senso a questo lavori, incrementando qualità e quantità dei servizi e migliorando le condizioni di lavoratrici e lavoratori”. (ta)