Bricchi: va confermato il budget per i posti letto rimasti vuoti, servono investimenti per rilanciare il settore e un riconoscimento economico per le lavoratrici e i lavoratori impegnati nella fase più acuta del Covid
28 sett. – “Se Regione Lombardia non pagherà i posti letto rimasti vuoti, le Rsa a fine anno andranno in deficit pauroso”. Giovanni Bricchi della Fp Cgil Lodi da un lato lancia un Sos per le case di riposo del suo territorio provate dal Covid: urgono risorse economiche dalla Regione per la tenuta del servizio e dei livelli occupazionali. Dall’altro rilancia un tema portato in piazza lo scorso giugno da Cgil Cisl Uil della Lombardia: il sistema delle residenze sanitarie assistenziali della nostra regione è da ripensare. Il Covid, con le tantissime persone anziane ospiti decedute nelle case di riposo, ha dato il colpo di grazia a un modello di welfare di cui dalle origini il sindacato denuncia le criticità.
Anche nelle Rsa del lodigiano il virus ha purtroppo, appunto, liberato tanti posti letto. “Le liste d’attesa in genere sono così piene da avere un ricambio continuo. Ma dopo le disposizioni di Regione di portare in queste strutture pazienti Covid+ si è fermato tutto: alcune Rsa non avevano i requisiti per ospitare questi pazienti, altre non hanno voluto farlo per proteggere i propri ospiti. È un tema, questo, da affrontare con estrema delicatezza – sottolinea Bricchi -. Nel lodigiano ci sono 13 Rsa, che impiegano circa 920 lavoratrici e lavoratori. Centinaia sono state le persone anziane morte in questo tempo di pandemia. Il virus ha fatto ammalare anche il personale, lasciato a lungo senza dispositivi di protezione. Alla crisi sanitaria si è aggiunta quella lavorativa, con la messa in Fis, il fondo di integrazione salariale, da luglio a settembre, di tanti operatori, come alla Rsa Cabrini di Sant’Angelo Lodigiano, per citarne una. Con una contraddizione che si sta affacciando oggi: pian piano i posti letto stanno tornando a riempirsi ma il personale rimasto in servizio è poco e fa fatica”.
Il sindacalista prevede che “tra ottobre e novembre, circa l’80% dei posti letto sarà di nuovo occupato ma le case di riposo non avranno liquidità sufficiente per portare avanti il servizio se Regione Lombardia non darà la necessaria copertura economica. A quel punto sarebbe un danno per tutti: per i cittadini, utenti e loro familiari, e per i lavoratori, con il rischio di perdere il posto”.
Un’altra rivendicazione avanzata dalla Fp Cgil Lodi è sul ‘premio Covid’ da riconoscere a operatrici e operatori delle Rsa. “Il loro lavoro non è stato da meno di quello di infermieri e operatori socio sanitari dei reparti ospedalieri normali (non, ovviamente, di quelli ad alta intensità). Ebbene, anche le lavoratrici e i lavoratori delle case di riposo meriterebbero un riconoscimento economico per i sacrifici sostenuti nella fase più acuta del virus. Come è stato riconosciuto ai colleghi ospedalieri – sostiene Bricchi -. Per certi versi, in questa drammatica vicenda, i lavoratori delle Rsa hanno avuto anche un disagio maggiore, perché queste strutture erano ancora più impreparate al Covid, nell’impreparazione generale, e hanno avuto tempi più lunghi per farvi fronte. Sono rimaste oltre un mese nel disastro più completo. Non si può pagare tutto il disagio vissuto ma un compenso è giusto e chiediamo a Regione di mettersi una mano sulla coscienza”. (ta)