Il segretario generale della categoria orobica chiede l’istituzione di un tavolo provinciale per ragionare sul riassetto delle residenze per anziani sul territorio post Covid
14 apr. – “È necessario istituire al più presto un tavolo di confronto provinciale sulla gestione post-emergenza nelle RSA, mettendo intorno ad un tavolo associazioni di rappresentanza datoriale, organizzazioni sindacali e ATS, provando a ripensare l’organizzazione a partire dalle dinamiche di rete della tutela delle fragilità legate all’età avanzata. Dobbiamo scongiurare la prospettiva di una crisi occupazionale, proprio dopo aver chiesto agli operatori delle RSA enormi sacrifici, tra cui la riconversione temporanea e parziale di alcune specificità professionali”. Così Roberto Rossi, segretario generale Fp Cgil Bergamo, ragionando sul domani prossimo delle strutture per anziani (circa 65) del territorio orobico, dove gli stessi sindacati stimano in oltre 1100 i decessi. Anche se i numeri reali forse non si sapranno mai, visto che di tamponi per accertare il contagio da Covid-19 ne sono stati fatti proprio pochi. All’emergenza sanitaria e al dramma umano – con la strage di persone anziane che prosegue – si aggiunge ora quella occupazionale, con un paradosso che Rossi segnala già da settimane, pubblicamente e all’interno della categoria sindacale. Vedi alle diverse videoconferenze organizzate lungo queste settimane. Da un lato “le Rsa si stanno svuotando”, dall’altro “si stima che non ci saranno liste d’attesa per i prossimi 5 anni. Questo significa però che probabilmente ci saranno tagli sul personale, oltre al probabile ricorso agli ammortizzatori sociali” ha detto Rossi.
La recente uscita a mezzo stampa del dirigente sindacale è a questo altro scenario che guarda. Uno scenario per certi versi già presente e che interessa non solo case di riposo e RSA, come ad esempio Fondazione Carisma, ma anche ospedali: alcune professionalità sanitarie della riabilitazione, dai fisioterapisti ai logopedisti, sono già state messe in Fis (fondo di integrazione salariale) o operativamente demansionate.
“Quello che è avvenuto e che ancora sta accadendo ci mette già oggi di fronte alla necessità di riflettere più compiutamente su tutto il sistema socio-sanitario e sul ruolo delle RSA nel territorio – afferma Rossi -. Passata l’emergenza, le RSA si troveranno dimensionate in modo insufficiente rispetto al bisogno del territorio prima del contagio”, e dunque probabilmente “si troveranno a fronteggiare una carenza di entrate. Se ciò dovesse accadere – aggiunge – la FP CGIL sarà in campo per la tutela dei posti di lavoro e del reddito, per sostenere coloro che in questa emergenza sono stati in prima linea per tutelare la salute e la dignità dei più fragili, nelle case di riposo così come negli ospedali e sui servizi di continuità assistenziale nel territorio”.