23 Nov 2024
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Sacra Famiglia / Dal referendum esce il sì al contratto integrativo aziendale

Lavoratrici e lavoratori votano a maggioranza la preintesa dell’integrativo, che sarà sottoscritto definitivamente il 29 giugno. Ardizzoia (Fp Cgil): “un risultato importante, anche per la partecipazione al voto”

27 giu. – Chiamati dal 22 al 26 giugno al voto referendario sulla preintesa, lavoratrici e lavoratori della Fondazione Sacra Famiglia hanno approvato il contratto integrativo aziendale siglato il 21 maggio scorso.

La Fondazione, sede legale a Cesano Boscone, eroga servizi di assistenza e riabilitazione per le persone con disabilità in Lombardia (a Milano, Varese e Lecco), Piemonte e Liguria. È stata al centro di una dura vertenza sindacale per il cambio di contratto da Sanità privata a Uneba operato in due step: la prima volta, assumendo dal 1° aprile 2008 i nuovi dipendenti con il contratto dell’associazione degli enti di assistenza sociale cui si era affiliata lasciando l’Aris (dipendenti che attualmente rappresentano circa la metà di tutto il personale); la seconda volta, con decisione dell’anno scorso rispetto ai dipendenti assunti prima del 31 marzo 2008. Non bastasse, “Sacra” – come viene chiamata con slang sindacale – nel 2019 ha, con atto unilaterale, disdettato il precedente integrativo aziendale.

Arrivare alla preintesa con questi precedenti è stato decisamente un risultato importante – afferma Gianni Ardizzoia, coordinatore delegazione Fp Cgil Lombardia Sacra Famiglia -. I quesiti referendari erano due. Il primo rivolto a tutti i 1817 lavoratori e lavoratrici sull’applicazione, dal 1° luglio 2020, del contratto integrativo aziendale. Hanno votato in 1176 e i favorevoli sono stati pari al 68,45%. Il secondo rivolto a quei 933 lavoratori e lavoratrici che sino a fine 2019 hanno avuto l’applicazione del contratto nazionale della sanità privata, prima del cambio unilaterale a Uneba a partire da quest’anno. Hanno votato in 713 e i favorevoli sono stati il 52,45%. Non possiamo che dirci soddisfatti”.

Ardizzoia ricorda che il nuovo integrativo non solo ripristina principi importanti dell’contratto aziendale decaduto ma rafforza diritti previsti nel contratto nazionale Uneba. “Vengono garantite almeno 2 settimane di ferie nel periodo estivo, si supera il limite numerico per accedere al part-time su base volontaria, viene introdotta una extra-produttività dal 2021 al 2024 – spiega il sindacalista -. Per gravi e documentate esigenze, salgono da 3 a 5 i giorni di permessi retribuiti annui, e da 30 a 150 le ore annue per il diritto allo studio. Il periodo di astensione obbligatoria per maternità sarà retribuito al 100% tramite integrazione da parte della Fondazione. Per tempi di vestizione e lavoro agile ”.

Questi sono solo alcuni punti del capitolo dedicato a tutti i dipendenti, perché c’è anche quello riservato ai ‘neo Uneba’. “Per loro sono previsti gli arretrati fino al 31 dicembre 2019 del contratto della Sanità privata rinnovato lo scorso 10 giugno e hanno un incremento economico superiore a quello del ccnl Uneba: ulteriori 50 euro mensili a quelli già previsti, erogati in 4 tranche da settembre 2020 a giugno 2022. Bisognava colmare il gap salariale – afferma Ardizzoia -. Viene mantenuta la non riassorbibilità di tutti gli istituti economici, inclusi i superminimi, e il monte ore annuo di 216 ore tra ferie e Rol. Ma anche i permessi annui retribuiti per malattia del figlio fino al terzo anno d’età (per i primi 2 anni, 25 giorni, mentre a 3 anni si passa a 20 giorni)”. Tra gli altri punti c’è l’orario di lavoro. “Restano le 36 ore per lavoratrici e lavoratori non turnisti, senza riassorbimento dei Rol e garantendo 30 giorni di ferie (tra ferie e permessi riduzione orario di lavoro); le 38 ore settimanali previste dal contratto nazionale Uneba sono per il personale turnista, verso il quale è prevista un’indennità di disagio (3,50 euro a turno per chi opera su 3 turni, 1,25 euro per chi su 2)”.

Lunedì 29 giugno il ‘cia’ sarà definitivamente siglato. “Siamo contenti per la partecipazione al voto. Nonostante Fis, ferie, il periodo difficile, le norme Covid, lavoratrici e lavoratori si sono espressi in modo numericamente forte – sottolinea Ardizzoia -. Siamo anche contenti che questo integrativo abbia generato dibattito, nonostante una campagna strumentale di cattiva informazione agita dai fautori del no”. (ta)