27 Apr 2024
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Pio Alberto Trivulzio condannato per attività antisindacale

La Fp Cgil Milano vince il ricorso dopo la sospensione del suo delegato Pietro La Grassa

10 dic. – “Invitiamo il PAT a tornare sulla strada del dialogo e del confronto fra le parti sociali al fine di cercare le migliori soluzioni per i servizi, gli utenti ed i lavoratori ed abbandonare la strada della ritorsione. Al nostro delegato Pietro La Grassa facciamo i nostri auguri. La Funzione Pubblica CGIL proseguirà il suo lavoro a tutela dei lavoratori, della loro sicurezza e della loro salute. Continueremo ad occuparci di organizzazione del lavoro e di funzionamento dei servizi. L’abbiamo sempre fatto. Lo faremo in futuro con il conforto di questa sentenza che definisce queste come nostre prerogative”. Così la Fp Cgil Milano nel commentare la sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato per attività antisindacale il Pio Albergo Trivulzio, reo di aver sospeso La Grassa, operatore tecnico di farmacia, ma anche, appunto, delegato Fp Cgil e membro della Rsu della più grande struttura geriatrica italiana.

La Grassa ha denunciato più volte, dall’inizio del Covid, “la strage di anziani” avvenuta nella Rsa. Lo ha fatto anche a chi scrive, in un video per un servizio su Collettiva.it nell’ambito di una delle tre iniziative (la prima, quella dedicata alle Rsa) organizzate lo scorso giugno sotto Regione Lombardia da Cgil Cisl Uil regionali, con le categorie fp e i sindacati dei pensionati, per chiedere di cambiare il modello di welfare lombardo.

La Fp Cgil Milano subito, dal momento della sospensione del delegato, seguita – guarda caso- alla denuncia consegnata a Gad Lerner per il Fatto Quotidiano e motivata dall’ente per via di diverbi all’interno della farmacia, ha fatto ricorso, vincendolo. Ed è la stessa organizzazione sindacale a riportare la sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano: “Appare, pertanto, evidente il carattere ritorsivo della sospensione nei confronti di un sindacalista particolarmente impegnato, provvedimento che spiega una oggettiva efficacia intimidatoria nei confronti di tutti quei lavoratori che hanno intenzione di mettere in discussione l’operato del datore di lavoro e della dirigenza, di segnalare o chiedere chiarimenti su profili critici dell’organizzazione con particolare riferimento ai settori della sicurezza e della salute del lavoro, nonché di esprimere opinioni in un contesto pubblico che appartiene al libero esercizio dell’attività sindacale purché avvenga nel rispetto dei principi di continenza e di appropriatezza”.

Di quanto la partita sia complessa e seria segnala lo stesso Lerner oggi sul Fatto: “L’esito positivo della causa non può esimerci dal constatare con preoccupazione il ritorno – per di più in un ente pubblico destinato a delicati compiti di cura degli anziani – di comportamenti autoritari e repressivi tipici di un’epoca che si sperava archiviata per sempre. Al Pio Albergo Trivulzio si calpestano i diritti dei lavoratori e dei sindacati; così come si sono emarginate professionalità importanti solo perché non allineate ai fedelissimi del direttore Calicchio; e si continua a rifiutare il confronto con l’associazione dei familiari”. (ta)