Prossimo appuntamento il 24 maggio, con un presidio nazionale a Roma. La coordinatrice Felicia Russo: “Il Ministero agisca di conseguenza. Date le forti carenze di personale, queste lavoratrici e lavoratori, queste professionalità che si sono formate e maturate sul campo, sono un valido e prezioso supporto”
17 mag. 2022 – “Alla delegata del Prefetto questa mattina abbiamo raccontato la storia di queste donne e uomini precari, impegnati da più di 10 anni negli uffici giudiziari. A giugno scade il contratto a tempo determinato di una parte di loro, a dicembre l’altra. Noi chiediamo la proroga del loro contratto affinché, arrivando tutti a 36 mesi, possano essere stabilizzati con la Legge Madia”. Così Felicia Russo, coordinatrice Fp Cgil, al presidio organizzato dalla categoria milanese sotto la Prefettura di via Vivaio, all’angolo con il Largo 11 Settembre 2011, cui hanno partecipato anche il segretario generale Alberto Motta e la segretaria generale Fp Cgil Lombardia Manuela Vanoli.
La mobilitazione è una delle diverse tappe locali di questa vertenza nazionale e avrà un suo culmine il prossimo 24 maggio in piazza Santi Apostoli a Roma (dalle ore 15).
“Siamo i precari della Giustizia, nonché ex tirocinanti. Dopo dieci anni di saltellamenti di qua e di là negli uffici giudiziari siamo finalmente riusciti a ottenere dei contratti a tempo determinato che però sono in scadenza e nessuno ce li sta rinnovando” afferma Rosa Macrina, nel video di testimonianze diffuso su Facebook dalla Fp Cgil Milano. “Alcuni colleghi, se non cambia nulla, andranno via tra qualche mese. Poi anche noi fra dieci mesi saremo in mezzo a una strada” dice Marco Venchiarutti. “Chiediamo di avere una conferma per poter essere finalmente stabilizzati, perché dopo tanto tanto che lavoriamo, abbiamo acquisito tantissime conoscenze, siamo di supporto e non vorremmo perdere tutto questo che abbiamo acquisito e che stiamo dando al Tribunale” sostiene Carla, un’altra precaria.
Rosario Schettino, coordinatore Fp Cgil dei precari della Giustizia milanese, è sarcastico: “A quanto pare, le regole che valgono per le imprese non valgono per lo Stato. Noi siamo precari, abbiamo fatto dieci anni di tirocinio, poi finalmente abbiamo avuto un contratto normale di lavoro, a tempo determinato – racconta -. Adesso però, senza un progetto, senza un minimo di visione, siamo alla scadenza e non ci è stato ancora detto che cosa succederà”.
A lui segue Maria Anastasia, con tutta la sua preoccupazione: “Purtroppo sono una di quelle che ha il contratto a un anno, che scade a giugno – riferisce -. Alla mia età, 54 anni, è difficile trovare un altro lavoro. Stiamo qua a chiedere, a parte il rinnovo, la stabilizzazione, perché ce lo meritiamo”.
Russo evidenzia che “la stabilizzazione di queste lavoratrici e lavoratori è necessaria non solo a loro, per avere un posto di lavoro sicuro, dopo anni di attività anche senza contributi pensionistici (pur svolgendo le stesse mansioni dei colleghi dipendenti), ma anche allo stesso Ministero della Giustizia che, provato dalle forti carenze di personale, ha trovato in queste professionalità che si sono formate e maturate sul campo un valido e prezioso supporto. La loro necessità della loro permanenza – rileva la sindacalista – è stata sottolineata anche dal Presidente della Cassazione, da tutti i Presidenti delle Corti d’Appello, dai Tribunali, dai Procuratori, tutti hanno scritto al Ministero per non disperdere questo patrimonio professionale! E allora perché non agire di conseguenza?”.