Lo scorso giovedì 7 luglio il convegno organizzato dalla Fp Cgil Milano. Il segretario nazionale Vannini: “C’è bisogno di una partecipazione che diventi anche mobilitazione. E dentro quella mobilitazione, dobbiamo costruire le alleanze”
11 lug. 2022 – Quello della fuga dal posto di lavoro è un tema alla ribalta e non ne sono escluse le professionalità pedagogico-educative che operano nel terzo settore e che assistono bambini, adolescenti e persone adulte in vari ambiti ma che, per condizioni materiali, da paghe inadeguate e contratti spesso precari al misconoscimento del loro ruolo, oltre a un’attività faticosa da sostenere (dagli orari alle notti passive), se ne vanno. Con le inevitabili ricadute sull’utenza.
Se ne è parlato al convegno organizzato giovedì 7 luglio dalla Fp Cgil Milano, dal titolo “Educatori: la fine di una professione? Tra problemi irrisolti e abbandono della professione, quali prospettive per il terzo settore se scompaiono gli educatori”.
La questione è complessa, si intreccia alla necessità dell’adeguato riconoscimento economico, sociale, contrattuale di queste figure, alla loro storia (iniziata senza specifiche competenze, poi decisamente qualificate nel tempo), alle penalizzazioni inferte dai tagli ai servizi di welfare e poi dalla pandemia.
La legge di bilancio della scorsa legislatura, la 205/2017, nel comma 594 ha fissato, dopo un lungo cammino, alcuni paletti rispetto all’educatore professionale socio-pedagogico e al pedagogista operanti nei servizi socio-educativi e socio-assistenziali ma di strada a loro tutela e valorizzazione ce n’è ancora tanta da fare.
“Noi abbiamo la responsabilità di passare da una fase di analisi a una fase di azione” ha detto nelle sue conclusioni Michele Vannini, segretario nazionale Fp Cgil. Per il sindacalista, oltre all’analisi, è giunto il tempo di rendere evidente al Paese “la condizione materiale delle lavoratrici e i lavoratori che come prima cosa devono chiedere di essere riconosciuti per quello che fanno e perché sono dei professionisti. Ma il sindacato da solo fa fatica, perché voi siete una professione che per sua stessa natura è parcellizzata. Noi ci siamo ma c’è bisogno di una partecipazione che diventi anche mobilitazione – afferma rivolto alla platea -. E dentro quella mobilitazione, dobbiamo costruire le alleanze, con le autonomie, con le associazioni datoriali. Perché se non si crea un movimento di popolo per la salvaguardia dei servizi sociali non si muove niente! Il lavoro che la Cgil si candida a fare, che la Funzione pubblica si candida a fare, anche a partire da Milano, è quello di stare dentro questo processo, organizzando le lavoratrici e i lavoratori e provando a costruire le alleanze per cambiare le cose. Noi dobbiamo avere l’ambizione di cambiare le cose – insiste -, di farvi stare meglio, di farvi vivere una condizione lavorativa che sia dignitosa, all’altezza della passione che voi mettete nella vostra professione, e anche dei soldi che ci avete speso”.
Al convegno, moderato da Maurizio Mozzoni, coordinatore degli educatori per la Fp Cgil Milano, e disponibile sulla pagina Facebook della Fp Cgil Milano, sono intervenuti: la senatrice Vanna Iori, in Commissione Sanità; Domenico Simeone, Presidente Conferenza Universitaria Nazionale di Scienze della Formazione e Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica; Andrea Rossi, Presidente MILLE (Movimento Indipendente Liberi Lavoratori dell’Educazione); Silvia Negri, Presidente APP-Associazioni professioni pedagogiche; Massimo Ramerino, Responsabile settore solidarietà AGCI-Associazione generale cooperative italiane; Marco Papa, Direttore Area Salute e Servizi di Comunità del Comune di Milano.