25 Apr 2024
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Pronto soccorso: quei “piccoli ospedali negli ospedali”

Intervista a Luca Dall’Asta, Fp Cgil, sulla situazione dei Ps nel territorio cremonese. “I pronto soccorso stanno trasformandosi in reparti di degenza, con pazienti sempre più complessi da assistere. Il personale non ce la fa più, servono più assunzioni”

16 sett. 2022 – “I pronto soccorso sono diventati dei piccoli ospedali negli ospedali”. Inizia così l’intervista a Luca Dall’Asta, infermiere e segretario della Fp Cgil Cremona, sullo stato dei Ps ospedalieri del suo territorio: quelli del capoluogo, di Crema e dell’Oglio Po.

“Riceviamo sollecitazioni quotidiane dalle lavoratrici e dai lavoratori, il personale non ce la fa più, la situazione è esplosiva” denuncia il sindacalista.

Perché? “Sta cambiando il paradigma, per cui nei pronto soccorso non si fa più – ed è già tantissimo – solo l’accettazione di persone in condizioni emergenziali di salute ma anche si gestiscono le persone con fragilità e cronicità. Con il franare della medicina territoriale, la presa in carico è ormai a 360 gradi e aumentano i tempi di permanenza. Senza considerare che il Covid circola ancora, con tutti i protocolli del caso da seguire. Insomma, nei Ps c’è un iper afflusso di utenza che, sommato alle carenze di personale sanitario e medico, li rende piccoli mondi ad alta intensità umana, più nel male che nel bene in questo caso”.

Cosa intendi? “Obiettivo dei Ps è quello di gestire l’emergenza urgenza, di salvare le persone, di valutarne le condizioni decidendo poi per il ricovero. Sta succedendo che l’Obi, l’osservazione breve intensificata, che dovrebbe durare dalle 24 alle 48 ore massimo, sta superando le 72. E i Ps stanno trasformandosi in reparti di degenza, con pazienti sempre più complessi da assistere. Sono in aumento anche le persone con problemi di salute mentale, da gestire non solo nelle fasi più critiche ma anche nel post acuzie. E con le sofferenze di organico che ci sono è difficile reggere. Ma vanno considerati anche i limiti strutturali, i Ps non hanno le caratteristiche per gestire troppi pazienti”.

Torniamo al cambio di paradigma in corso. “La pandemia ha reso drammaticamente evidente il declino della nostra sanità pubblica, i tagli scellerati fatti sulla salute delle persone e i diritti e le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori del settore. Nella nostra regione, poi, il peso sempre più forte assegnato al privato ha fatto il resto. Inutile continuare a mettere toppe con riforme senza cambiare il modello organizzativo e procedere a un piano straordinario di assunzioni del personale che serve”.

Proposte? “C’è un grande lavoro preventivo di informazione e sensibilizzazione da svolgere verso le cittadine e i cittadini rispetto all’appropriatezza all’accesso nei Ps. Bisogna investire davvero e molto di più nella sanità territoriale, visto che tanti codici verdi e bianchi dovrebbero poter essere gestiti dai medici di medicina generale, e per ridurre le liste d’attesa. Vanno ripensati gli spazi e un’organizzazione del lavoro che sia più efficace. Ma, ribadisco con la Fp Cgil, a monte di tutto ciò servono le lavoratrici e i lavoratori, con le loro diverse professionalità. Per curare serve chi cura. Bisogna assumere!” incalza Dall’Asta.

Il sindacalista, rispetto al potenziamento del personale, evidenzia come per i neo assunti occorra anche un idoneo affiancamento, “che spesso non c’è. Il triagista, ad esempio, deve seguire corsi specifici, non è facile formare le figure specialistiche necessarie”.

La fuga di personale sanitario rimbalza sulla stampa. “Succede anche nei Ps. Le carenze di organico incidono sui carichi di lavoro e aumentano lo stress lavoro correlato. Le lavoratrici e i lavoratori, a partire dai medici e le professionalità infermieristiche, sono in grandissima difficoltà. Il turn over è altissimo, la fruizione di ferie e permessi è un problema. Asst Cremona nel Ps ospedaliero cittadino chiederà alla cooperativa che ha in appalto gli oss nei reparti di medicina di inserire altre figure di supporto per fronteggiare l’emergenza Ps. A Oglio Po, dove c’è lo stesso appalto e in virtù di “ridimensionamenti “organizzativi (area critica e cardiologia), si sono reperite risorse per prestare personale al Ps”.

Cosa state facendo come Fp Cgil? “Stiamo spingendo per tavoli, tecnici e politici, per dire la nostra sugli aspetti organizzativi. Vogliamo avere anche dati certi, vogliamo più salute e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori, non solo per le aggressioni in aumento ma anche per l’impegno lavorativo. Ad esempio, sulla situazione del Ps di Crema non ci hanno fornito risposte esaustive, nonostante le varie sollecitazioni. Avere una fotografia chiara è necessario per affrontare i problemi, incluso il dumping contrattuale. Su un piano più generale – continua Dall’Asta -, è necessario rendere più attrattiva l’attività di cura, anche nei Ps, coltivando la consapevolezza del ruolo, l’appropriatezza nell’uso delle risorse umane. Incentivando il sistema degli incarichi come delineato dal nuovo contratto nazionale. E considerando che il Covid ha fatto emergere con più forza anche altre necessità, quali la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, l’organizzazione della turnistica, il benessere e clima organizzativo e delle lavoratrici e lavoratori. Come si sta quando si lavora è molto, molto importante”.