
Il convegno della Fp Cgil Lombardia al Tribunale di Milano
2 feb. 2024 – Perché la Giustizia non funziona come dovrebbe? È una questione di volontà politica, che si traduce in risorse economiche e umane da investire in questo settore.
Si obietterà che il Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza voluto dall’Europa, mette soldi per dare gambe ai tribunali, per fare smaltire gli arretrati attraverso l’Ufficio per il Processo. Peccato che gran parte del personale assunto non solo sia ancora a tempo determinato ma svolga attività per supportare uffici giudiziari piegati dalle carenze di organico.
Un problema molto sentito in Lombardia, con le numerose fughe dai palazzi di Giustizia verso altre amministrazioni o le tante rinunce dopo aver vinto il concorso. Più grandi sono le città e maggiori sono le criticità e Milano è in testa per il caro vita, a partire dagli affitti. Se poi lavorare per la Giustizia non è nemmeno motivante sul piano economico, del riconoscimento e della valorizzazione professionale, e si guarda anche a chi va in pensione, il cerchio si chiude.
Dopo i saluti del segretario della Fp Cgil Milano, Cesare Bottiroli, il segretario Fp Cgil regionale Dino Pusceddu ha evidenziato che “dall’efficienza, velocità ed equità della Giustizia si verifica il grado di civiltà di un Paese ed oggi non possiamo che essere allarmati visti i ritardi. Questo nonostante l’abnegazione del personale in servizio” che però fatica complessivamente a reggere “il continuo disinvestimento e la continua svalorizzazione del lavoro pubblico”.
Parlando della riorganizzazione del 2012 che ha portato “alla chiusura di Tribunali e Sezioni sia nel distretto di Milano che nel distretto di Brescia”, Pusceddu ricorda che dieci anni dopo, nel 2022, il Consiglio Regionale ha approvato una proposta di legge per impegnare il Governo a riaprire quei tribunali territoriali. Pur a Esecutivo cambiato e in linea ora con il governo regionale, ancora tutto è fermo. L’intento del dirigente sindacale è di lanciare una rivendicazione precisa: quelle sedi vanno riaperte assumendo nuove lavoratrici e lavoratori e non dislocando personale già in servizio”.
Un tema, quello delle assunzioni, decisamente urgente per la salvaguardia del diritto egualitario alla Giustizia, e per cui preoccupa sia la “crisi occupazionale (perché un settore lavorativo che vede un calo di 5000 addetti in dieci anni è da considerare a tutti gli effetti una crisi del settore)” sia la “riduzione di diritti e tutele soprattutto per le fasce più deboli della popolazione: chi ha redditi più alti può ‘permettersi’ i lunghi tempi d’attesa dei processi e ha meno bisogno delle prestazioni che vengono erogate dall’Inps. Ma nella legge di bilancio 2024 – attacca Pusceddu – mancano le risorse per nuove assunzioni e non si riescono a portare a termine i piani assunzionali già previsti a causa delle lungaggini amministrative e della ormai nota piaga delle rinunce a prendere servizio da parte dei vincitori di concorso soprattutto qui in Lombardia”.
Felicia Russo, coordinatrice Fp Cgil Nazionale, e dipendente del Palazzo di Giustizia di Milano, come da lei stessa sottolineato, è tornata sull’assenza di personale, riscontrata anche con “l’ultimo concorso bandito dal Ministero della Giustizia. Su 1500 posti chiesti dalla graduatoria, avevano accettato solo 800 candidati e di fatto, meno di 400 si sono presentati nei posti di lavoro”. Perché? Per le difficoltà di spostarsi dalla propria città di residenza e di venire a vivere in una città del Nord, dovendo chiedere aiuto ai propri genitori. Ed è mortificante, poco dignitoso, come rilevato anche da una lavoratrice nel corso dell’iniziativa.
Russo si concentra anche su un altro problema: “Oramai lavorare nel Ministero della Giustizia non è più attrattivo”. Le condizioni di lavoro, per le carenze di addetti, sono pesanti; idem per la differenza salariale, fino a 5mila/6mila euro, con altre amministrazioni pubbliche.
Al dibattito successivo, moderato dal giornalista del Sole 24 ore Giovanni Negri, hanno partecipato Giuseppe Ondei, Presidente della Corte d’Appello di Milano; Fabio Roia, Presidente del Tribunale di Milano; Andrea Orlando, ex Ministro della Giustizia; Pierfrancesco Maran, Assessore del Comune di Milano; Maria Rosaria Correra, Presidente Sezione della Corte d’Appello di Milano; Nicola Stellato, Dirigente preposto alla Corte d’Appello di Milano; Gaetano Campo, Capo del Dog, il Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi.
Il Presidente Ondei segnala che se, su Milano, gli obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti, il problema della Giustizia riguardi le risorse. “Non è un problema organizzativo, l’organizzazione viene dopo”, rimarca. Solo nel distretto di Milano la carenza del personale amministrativo è del 39,4%. E qui parte l’amara ironia: “Se noi fossimo un imprenditore serio, dovremmo, come si diceva una volta, portare i libri in tribunale e dire ‘Scusate non ce la facciamo’”.
Il Presidente Roia prima mette la Giustizia dentro a una “tempesta perfetta”, poi snocciola delle proposte: dare incentivi per le sedi disagiate di Milano e della Lombardia; dare la possibilità di spostare personale dai Tribunali ai Giudici di Pace (attualmente a Milano la scopertura è del 60%); assumere figure altrimenti in esaurimento, vedi gli autisti e gli ausiliari; essere coerenti con l’informatizzazione avviata che “presuppone un’adeguata formazione del personale che non c’è stata”, oltre al server non adeguato e a mille problemi”.
L’ex Ministro Orlando inquadra la questione in ottica prettamente politica: “Nella legge di bilancio, quanto c’è di investimenti sulla funzione pubblica?”. Lo indica prima con le dita: “Zero”. E il Governo fa così proprio “nel momento in cui alla macchina dello Stato viene chiesto uno sforzo straordinario con il Pnrr”. D’altronde, “se fai 14 condoni fiscali, hai rinunciato a risorse che potevano essere utilizzate”. Idem per gli extraprofitti delle banche. Poi Orlando si focalizza su altri due temi già evocati nel corso dell’iniziativa: la “crisi salariale” e il nodo abitativo. Il suo pungolo propositivo è alle destre al governo, con il richiamo a Mussolini che aveva fatto costruire case per i ferrovieri. “Fate l’Erp [l’edilizia residenziale pubblica – ndr] per i settori dove c’è particolare tensione, sennò non se ne esce”.
L’assessore Maran guarda al “tema dell’inflazione gigantesco”, che lo è ancor di più “per chi si deve trasferire” e deve trovare casa. Poi ragiona sulle politiche abitative del Comune di Milano, sulla necessità in tal senso di rallentare l’ospitalità turistica (“che paga di più ma se ne va certamente”), sulle 6000 case sfitte (da ristrutturare), e sulle agevolazioni fiscali che si potrebbero raggiungere, per le lavoratrici e i lavoratori neo assunti delle funzioni pubbliche, in raccordo “con altre fasce dello Stato”. Trovando qui la pronta disponibilità di Roia per trovare soluzioni possibili sull’affitto calmierato.
La Presidente Correra racconta, invece, dell’Ufficio per il processo (Upp), “esempio di come gli investimenti, con risorse vere, producono risultati”. È stato creato un profilo nuovo, con l’ingresso di “giovani brillanti, laureati in giurisprudenza”, che hanno garantito un lavoro di squadra. Lavoratrici e lavoratori che, però, senza prospettive di stabilizzazione, “se ne vanno”. Il percorso da lei caldeggiato è “organizzativo e motivazionale” e di esso fa parte anche “un cambiamento di mentalità” nel magistrato che, in questo lavoro di equipe, “non è più una monade”, non è il solo responsabile delle attività. Correra insiste poi nel sottolineare che “il lavoro deve avere delle prospettive. La formazione che continua. E non solo la proroga delle funzionarie e dei funzionari dell’Upp al 2026 ma la loro stabilizzazione”.
Il Dott. Stellato prima riflette sulle persone che vanno via dagli uffici giudiziari, per pensionamento, trasferimento o per motivi di carriera, anche lui indicando la necessità di “dare al personale in servizio una visione di prospettiva”, risposte per i loro “bisogni economici” e al “bilanciamento vita/lavoro”, per poi inoltrarsi sulle “nuove famiglie professionali come occasione per dare sistematicità alla nuova figura che lavora più direttamente con i magistrati” e incentivare chi, tra il personale amministrativo, vuole mettersi in gioco e ambire alla funzione dirigenziale.
Mentre il Dott. Campo constata: “Siamo un Ministero attivo, che procura risorse economiche allo Stato”. Soprattutto nell’ambito della giustizia civile, che rappresenta il 2% del Pil. “Non sono soldi buttati”, dunque. Anche se bisogna ottenere più risorse per migliorare gli stipendi, l’organizzazione del lavoro, le carriere e per introdurre le posizioni organizzative. Se servono “nuovi modelli organizzativi e nuovi percorsi professionali” e “immaginare la Giustizia per i prossimi anni, con l’impegno a realizzarla”, altrettanto importante è per Campo andare oltre il “micro corporativismo interno, con un movimento verso l’alto che superi la visione di guerra tra poveri”.
“La situazione della Giustizia è emblematica della situazione di tutte le amministrazioni pubbliche: negli ultimi 15 anni è passata da essere l’amministrazione più ambita a quella dell’ultima fascia delle Funzioni Centrali. Come è stato possibile?”, chiede, nel concludere i lavori, il segretario Fp Cgil Nazionale Oliverio, guardando anche alla funzione del magistrato “lasciata in solitudine” e senza possibilità reale di intervento su obiettivi e risorse.
Oliverio ribadisce: “Se quello della Giustizia fosse il problema eccezionale di un’amministrazione saremmo a cavallo. Il problema delle carenze di organico è dappertutto e abbiamo a che fare con una questione salariale che riguarda tutti i dipendenti pubblici. Purtroppo il tenore di vita fa la differenza: non tra Nord e Sud ma tra grande metropoli e periferia”. E riferendosi alle rinunce a lavorare nelle Pa aggiunge: “A parità di responsabilità, oggi non è conveniente lavorare nel pubblico. Nel privato si guadagna di più e i carichi di lavoro sono più sostenibili”.
L’organizzazione del lavoro, su cui la Fp Cgil chiede da tempo di potersi confrontare ai tavoli contrattuali, è centrale. Ma contano anche le opportunità da dare alle lavoratrici e ai lavoratori pubblici, in termini di giornate in lavoro agile o di uso dei buoni pasto, di diritto allo studio e alla formazione, di crescita e reputazione professionale. Di rispetto per il proprio ruolo al servizio delle cittadine e dei cittadini e del Paese. Purtroppo se il disinvestimento nel pubblico non si è ancora fermato, sembra ancora ritornare la retorica dei fannulloni e delle valutazioni modello Brunetta.
Oliverio è netto: “C’è un clima oggi per cui l’incertezza diventa assoluta, a partire dal decisore politico. Il problema è politico. Le risorse messe dal Governo non sono sufficienti”. La Fp Cgil è disponibile al confronto ma anche continuerà la mobilitazione rivendicativa, dalla stabilizzazione dei tempi determinati a partire da Upp e Data entry, alle assunzioni necessarie a rinforzare il Ministero della Giustizia, oltre a risolvere le varie problematiche, vedi quelle legate al reinquadramento del personale e alla definizione del sistema degli incarichi nelle nuove aree di Assistenti e Funzionari. Per questo bisogna fare presto il contratto integrativo e le famiglie professionali e non bucare l’obiettivo delle progressioni in deroga entro il 2024. “Se sindacato e dirigenza sono nella stessa barca per migliorare la Pa, serve allora un’alleanza per migliorare davvero tutto il sistema e ottenere le risorse che mancano per rinnovare i contratti e compiere il passaggio al nuovo sistema di classificazione per l’innovazione”.
Contributo video di Dino Pusceddu
Contributo video di Felicia Russo
Contributo video di Florindo Oliverio