9 May 2024
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Autonomia differenziata e premierato: CGIL pronta a resistere

Attivo Cgil Lombardia

L’attivo dei delegati e dei pensionati boccia le riforme del Governo Meloni, il sindacato si prepara alla lotta

La vogliamo salvare questa Repubblica? Rosy Bindi ha rivolto la domanda alle delegate, ai delegati, ai pensionati e alle pensionate  che questa mattina hanno riempito la platea della Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini, per un attivo regionale CGIL dedicato ad “Autonomia differenziata e presidenzialismo”.

Alla domanda secca della ex ministra della Sanità, ora presidente dell’Associazione Salute Diritto Fondamentale, una degli ospiti principali dell’iniziativa, la risposta, emersa dai tanti interventi, è stata altrettanto chiara e inequivocabile: sì, come in passato la CGIL è pronta a fare la sua parte per difendere la Costituzione; perché a Milano si è parlato di democrazia, uguaglianza e indivisibilità della Repubblica, ma anche di lotta e di resistenza.

Si è discusso della nostra Costituzione, che deve essere tutelata, ma soprattutto attuata, come ha ricordato il moderatore Alessandro Braga, giornalista di Radio Popolare, in apertura di lavori. Luca Stanzione, Segretario generale CGIL Milano, facendo gli onori di casa ha chiarito subito la posizione del sindacato sulle due riforme costituzionali del Governo Meloni, figlie di “un’idea medievale del Paese” che la Confederazione vuole combattere, insieme alle associazioni riunitesi lo scorso 7 ottobre nel percorso della Via Maestra, citato anche nell’introduzione di Monica Vangi, Segretaria CGIL Lombardia.

La prima ospite a prendere la parola è stata Marina Merlini (ANPI Milano), che ha presentato un dettagliato inquadramento delle due riforme: “Il Governo dice di volere attuare la Costituzione – ha spiegato -, ma in realtà ha a cuore esclusivamente la tenuta della propria maggioranza. Meloni, nel suo discorso di insediamento, aveva preannunciato le sue intenzioni ed è stata coerente: ha detto di volere introdurre una democrazia decidente, che avrebbe sostituito l’attuale democrazia interloquente; una definizione, quest’ultima, che ricorda in maniera sinistra quella che Mussolini diede del Parlamento, da lui considerato un luogo di vuote parole”. “La nostra Repubblica è appesa a un filo – ha continuato Merlini, aiutandosi con la bella illustrazione di Marilena Nardi, pubblicata dal quotidiano Il Domani -. Il Ddl Calderoli, che vuole introdurre l’autonomia differenziata, è un abito tagliato su misura per le regioni del nord, già avanti su questo tema. La definizione dei cosiddetti Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) inciderà sulla futura capacità dello Stato di garantire l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine nell’accesso ai servizi e, quindi, nell’esercizio dei propri diritti. Una discussione come questa dovrebbe essere pubblica e su ciò il movimento sindacale può farsi sentire”.

E il sindacato non si tira certo indietro, come ha chiarito Alessandro Pagano: “Ci spetta un compito di prima linea – ha detto il Segretario generale CGIL Lombardia -, come ogni volta in cui si cerca di mettere mano alla Costituzione. Al decentramento spesso corrisponde la privatizzazione dei servizi essenziali, lo sappiamo bene nella nostra regione, dove miliardi di risorse pubbliche sono finiti alla sanità privata. Prima ancora della sanità era toccato al collocamento, privatizzato a metà degli anni Novanta, poi sarà la volta dell’istruzione. Se la privatizzazione, la concorrenza, si fa sulla pelle dei lavoratori, dobbiamo contrastarla: lasciamo da parte la resilienza, di cui si è molto parlato in questi ultimi anni, e torniamo alla resistenza!”.

L’autonomia differenziata, che in alcune regioni è già realtà, fa sentire i suoi effetti negativi non soltanto su lavoratori e pensionati, ma anche sugli studenti, su chi nel mondo del lavoro non è ancora entrato: “Le differenze tra regioni e, all’interno dello stesso territorio, tra atenei pubblici e privati, sono presenti da tempo in ambito universitario – ha detto Ivan Zeduri, rappresentante dell’UDU all’Università Statale di Milano, e queste disparità si riflettono poi sugli sbocchi lavorativi degli studenti, quando invece lo studio dovrebbe essere strumento di emancipazione per tutte e per tutti”.

Gli interventi degli ospiti sono stati intervallati dai contributi di delegate e delegati delle varie categorie della CGIL: da Claudio Ambrosio (FILCAMS, lavoratore della grande distribuzione), che ha invitato a ripartire dal 25 Aprile, a Nicoletta Serina (FIOM, lavoratrice in una fabbrica della bergamasca), preoccupata di come l’autonomia differenziata potrà incidere negativamente sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro; da Alba Caridi (insegnante della FLC), certa che il Ddl Calderoli contribuirà in maniera decisiva alla frantumazione del sistema di istruzione nazionale, ad Alberto Evangelista (FP, delegato all’Istituto nazionale dei tumori di Milano), che ha raccontato come proprio la ricerca scientifica e tecnica potrebbe essere tra gli ambiti maggiormente danneggiati dalla spinta federalista del Governo.

Dopo Lorenzo Edera, che ha condiviso l’esperienza quotidiana delle Leghe dello SPI, a contatto con chi già oggi vive la difficoltà di non vedere riconosciuti alcuni diritti fondamentali, ha preso la parola Rosy Bindi, che non ha usato mezzi termini per definire le riforme dell’esecutivo: “Sono incostituzionali – ha subito chiarito la ex ministra, riferendosi non soltanto alle riforme sull’autonomia differenziata e sul presidenzialismo, ma anche a quelle sulla giustizia e sul fisco -, promosse da forze politiche che non hanno mai sottoscritto né riconosciuto la nostra Costituzione, infastidite soprattutto dagli anticorpi al neoliberismo in essa contenuti. Ora, eletti da una minoranza, vogliono cambiare i connotati alla nostra Repubblica e alla nostra democrazia, portandola dalla sovranità del popolo al popolo del sovrano, o della sovrana…”.

Oltre che incostituzionali, secondo Bindi queste riforme sono anche antistoriche: “Ogni regione, anche la Lombardia o l’Emilia Romagna, ha bisogno del mondo, non di chiudersi in se stessa per diventare il sud di qualcun altro”. L’autonomia differenziata, nell’era della globalizzazione, non può funzionare: “Non potrebbe farlo in sanità – ha continuato Bindi -, dove nessun sistema sanitario che vuole essere universalistico può reggere l’equiparazione tra pubblico e privato, ma nemmeno nella scuola, perché ai nostri ragazzi non serve un’istruzione regionalistica; e sarebbe dannosa anche in ambito tributario, perché, per combattere l’evasione, abbiamo bisogno anche di pensare a un sistema fiscale europeo”.

Dopo gli interventi di Umberto Di Rienzo, delegato FILT alla ATM, e Marco Sanbenedetto, delegato FILCTEM, le conclusioni dell’attivo sono state affidate a Christian Ferrari, componente della Segreteria nazionale della CGIL, che, come Pagano, è tornato sul ruolo del sindacato, chiamato a rispondere a una “sfida senza precedenti, a riforme che porteranno a una torsione autoritaria della nostra Repubblica, già avvertibile nelle manganellate agli studenti che chiedono il cessate il fuoco a Gaza, nell’attacco di Salvini al diritto di sciopero, nella messa in discussione dei contratti collettivi nazionali e di un modello di sindacato confederale, fondato sulla democrazia e sulla rappresentanza”. La sfida è straordinaria, ma la CGIL, ha spiegato il Segretario, oltre che ampliare le alleanze politiche e sociali, anche sui territori, dovrà continuare a fare ciò che già fa tutti i giorni: “parlare con le persone, con i lavoratori e i pensionati, raccontando che la battaglia a queste riforme non è un tema astratto, ma riguarda invece la vita concreta. Lanciamo una proposta di Paese alternativa a quella del Governo, fondata sul diritto al lavoro, su un fisco giusto, su una scuola e una sanità per tutte e per tutti”.

La CGIL, con le sue delegate e i suoi delegati, è pronta alla lotta, utilizzando tutti gli strumenti che la nostra democrazia mette a disposizione. Anche i referendum.

(Simone Cereda)