Oggi la protesta sotto l’ospedale, con il partecipato presidio di Cgil e Uil della funzione pubblica milanesi. Bagnaschi (Fp Cgil): “Siamo ai ferri corti. Senza risposte dignitose, la nostra protesta continuerà”
29 apr. 2024 – “Credo che per Humanitas stia un po’ cambiando il vento”. Antonio Bagnaschi, Fp Cgil Milano, è soddisfatto per la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori al presidio organizzato oggi, con tanto di corteo, davanti all’ospedale rozzanese in occasione dello sciopero per l’intera giornata che la categoria sindacale ha proclamato insieme alla Uil.
“Trecento persone vere, in carne e ossa, sono state alla nostra manifestazione. Da tempo mancava una partecipazione così. Humanitas ha dovuto chiudere molti ambulatori e nella palazzina degli uffici amministrativi c’era un deserto. E poi naturalmente ci sono i precettati dalla 146 (la legge del 1990 che vincola alla salvaguardia dei diritti della persona garantiti dalla Costituzione e quello alla salute è uno di questi – ndr) e in molti ci hanno scritto che sono con noi. Un segnale positivo e che ci motiva anche di più ad andare avanti con la nostra lotta che anche sempre più cittadini comprendono”, afferma il sindacalista.
Ricordiamo le rivendicazioni?
“Proporre 40 euro lordi come incremento per la produttività è irrispettoso, per non dire indecente, nei confronti di donne e uomini che quotidianamente si dedicano alla cura delle persone. Infermieri e operatori socio sanitari – per citare alcune figure – sono passati dalla glorificazione come eroi sotto il Covid al misconoscimento professionale. Non è serio. Peraltro questo incremento del premio di produzione non sarebbe nemmeno per tutti e questa disparità lo rende ancora più inaccettabile – risponde Bagnaschi -. Inoltre crediamo che il diritto alle ferie che, in quanto tale è garantito dalla Costituzione, vada anche programmato con criteri e tempistiche che concilino organizzazione dei servizi e insieme organizzazione dei tempi di vita. L’amministrazione non può solo chiedere turni su turni e rientri dai riposi. È anche una questione di salute e sicurezza sia per chi lavora sia per chi accede all’ospedale che deve avere cura e assistenza di qualità”.
Dai vertici dell’Humanitas ci sono segnali?
“Al momento no. L’amministrazione per ora non si è fatta viva in alcun modo. Al presidio dello scorso 15 aprile avevano staccato le bandiere. Quindi, forse, è andata meglio oggi. Siamo ai ferri corti e sarebbe ora, dopo tanti mesi di trattativa andati a vuoto, di arrivare finalmente a risposte dignitose, che rispettino e riconoscano l’operato delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Humanitas. Altrimenti, come dicevo, la nostra protesta continuerà”.