22 Jul 2024
HomeIn evidenzaDipendenti pubblici / La petizione online per fermare il sequestro del Tfs/Tfr

Dipendenti pubblici / La petizione online per fermare il sequestro del Tfs/Tfr

Pusceddu (Fp Cgil Lombardia): “Sui tempi di erogazione della liquidazione, le lavoratrici e i lavoratori pubblici sono discriminati rispetto a quelli privati e subiscono una vera e propria ingiustizia”

18 lug. 2024 – “Il differimento del Tfs dei dipendenti pubblici è stato censurato dalla Corte Costituzionale – sentenza n.130/23- in quanto contrasta con il principio della giusta retribuzione, contenuto nell’art. 36 della costituzione. Sollecitiamo il legislatore ad intervenire con urgenza per impedire il meccanismo del pagamento differito”. Parte così la petizione online lanciata da alcuni sindacati, tra cui la Cgil, per chiedere, una volta di più, a Governo e Parlamento di sanare la vergogna dei tempi lunghissimi – fino a 7 anni – con cui le lavoratrici e i lavoratori pubblici ottengono la liquidazione del Trattamento di Fine Servizio (Tfs) e del Trattamento di Fine Rapporto (Tfr). Quando nel privato l’attesa è, generalmente, sui 45 giorni.

“Tanto crediamo che questa sia una giusta causa, che invitiamo tutte e tutti a firmare questa petizione, anche le lavoratrici e i lavoratori dei settori privati, anche le generazioni che dovranno entrare nel mondo del lavoro e quelle che ne sono uscite”, afferma Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia con delega alla previdenza.

Perché chi lavora per le pubbliche amministrazioni ha questa penalizzazione quando va in pensione?

“Lo Stato fa cassa sulle liquidazioni dei dipendenti pubblici. Secondo l’Inps sanare l’ingiustizia evidenziata dalla Corte Costituzionale comporterebbe un costo di 3,8 miliardi di euro nel 2024. Si fa cassa sui soldi che spettano ai dipendenti pubblici costringendoli a tempi di attesa ingiustificati – risponde Pusceddu –. E così le lavoratrici e i lavoratori pubblici sono discriminati rispetto a quelli privati e subiscono una vera e propria ingiustizia, soprattutto chi ha raggiunto la pensione di vecchiaia o i limiti di legge del rapporto di lavoro! Hanno un sequestro, in sostanza, del loro Tfs e Tfr, erogato per giunta in differita e a rate. Una situazione intollerabile, a maggior ragione con il carovita che galoppa e a maggior ragione vista la sentenza della Consulta”.

Gli anticipi non danno una mano?

“Su questi anticipi della liquidazione, vedi quello delle banche, c’è un’altra ingiustizia perché non solo si pagano tassi per averli ma sono pure elevati! – replica Pusceddu -. E il credito erogato dall’Inps ha coperto una platea minima di richieste, cioè 4.200, quando ogni anno nel pubblico impiego vanno in pensione oltre 100mila persone. Quest’ultima misura, inoltre, che veniva pagata con i soldi del fondo Credito e quindi delle lavoratrici e dei lavoratori, non è stata prorogata. Un atto unilaterale dell’Inps, fatto senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali. Quindi non ci siamo proprio – considera il sindacalista della Fp Cgil -. Bisogna operare interventi concreti per dare una svolta a questo iniquo sistema e questa campagna di sensibilizzazione, con la petizione, vuole dare un ulteriore richiamo al Governo, dopo i disegni di legge caduti nel vuoto in questi anni”.

Ma almeno la liquidazione, quando arriva, è adeguata?

“Quando diciamo che bisogna smetterla di usare i dipendenti pubblici come bancomat lo facciamo a ragion veduta, non è uno slogan. Non solo i soldi dovuti arrivano con più di due anni di ritardo rispetto al pensionamento ma, a queste tempistiche, si sommano i ritardi dell’Inps nella lavorazione delle domande. Vuol dire che ci vogliono almeno altri 9 mesi, oltre i 24 già previsti dalla normativa per la liquidazione. E tutto senza interessi sulle somme dovute – evidenzia Pusceddu -. L’ultima legge di bilancio, ad esempio, ha pure modificato alcune aliquote retributive per la pensione anticipata (CPDEL, Cassa pensioni dipendenti enti locali; CPUG, Cassa pensioni ufficiali giudiziari e aiutanti ufficiali giudiziari; CPS, Cassa pensioni sanitari). Questo comporta una penalizzazione che arriva fino al 30% rispetto a quanto avrebbero preso di pensione questi dipendenti se non fosse stata approvata questa norma. Per risolvere queste problematiche come Cgil metteremo in campo tutte le azioni possibili”, assicura Pusceddu.

***

Firma la petizione online!