Pusceddu (Fp Cgil Lombardia): “Il governo mostra di non avere a cuore il benessere dei dipendenti pubblici e la qualità dei servizi offerti ai cittadini”
20 dic. 2024 – La vicenda del welfare aziendale del personale delle Funzioni Locali si arricchisce di un nuovo, amaro capitolo. Dopo un’altalena di pareri e interpretazioni, il governo ha deciso di fatto di bloccare tale possibilità, penalizzando ulteriormente queste lavoratrici e lavoratori.
La Corte dei Conti, con un parere della Sezione Autonomie dello scorso 30 settembre, aveva aperto un’opportunità: le risorse destinate al welfare, come rimborsi per spese sanitarie, di istruzione o di assistenza, non dovevano essere soggette al limite che impedisce aumenti della produttività che vadano oltre quanto stanziato in quell’anno. Ma il governo, con un emendamento alla legge di bilancio, ha scelto di ostacolare questo istituto stabilendo che le risorse destinate dalle amministrazioni al welfare aziendale debbano essere conteggiate nel calcolo per rispettare il tetto di spesa fissato nel 2016.
“Questa decisione vanifica gli accordi territoriali che erano stati raggiunti e toglie agli enti locali uno strumento per incentivare il personale. In un contesto in cui i dipendenti pubblici stanno diminuendo a causa di stipendi inadeguati, il governo sembra impegnato a rendere ancora più difficile la situazione”, denuncia Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia.
Fp Cgil come valuta questo cambio di rotta del governo sul welfare aziendale?
“La preoccupazione è grande. Questo emendamento è un atto di grave irresponsabilità nei confronti dei dipendenti pubblici, in particolare di quelli degli enti locali. Il parere della Corte dei Conti aveva finalmente chiarito che le risorse per il welfare non avevano natura retributiva e quindi non dovevano essere soggette al limite del 2016 – risponde il dirigente sindacale -. Questa deliberazione aveva permesso di raggiungere accordi territoriali, dando un po’ di respiro alle lavoratrici e ai lavoratori con rimborsi per spese legate ad assistenza e welfare, migliorando in parte la loro situazione reddituale e, soprattutto, rendendo gli enti locali più attrattivi come posto di lavoro.
Invece, il governo ha preferito piegarsi alla Ragioneria Generale dello Stato, mostrando di non avere a cuore il benessere dei dipendenti pubblici e la qualità dei servizi erogati. Questo emendamento – aggiunge Pusceddu – va a sterilizzare il pronunciamento della Corte dei Conti Sezione Autonomie. Tanto più grave, vista la perdita di potere d’acquisto a causa dell’inflazione e le risorse insufficienti previste per il rinnovo contrattuale.
L’emendamento del governo – prosegue – impedisce l’uso del welfare aziendale come leva per dare un minimo ristoro alle donne e agli uomini che fanno funzionare gli enti locali. E prova anche una mancanza di visione e di sensibilità verso il settore pubblico e la cittadinanza. Si tratta di un ulteriore passo indietro che non fa altro che alimentare la disillusione e la rabbia del personale. La Cgil si sta muovendo a tutti i livelli per chiedere il ritiro di questo provvedimento e per difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”.
In conclusione?
“Tutta la Fp Cgil è mobilitata per assicurare strumenti efficaci che migliorino le condizioni di lavoro e garantiscano un’elevata qualità dei servizi pubblici. La vertenza sul welfare aziendale si inserisce, quindi, in una lotta più ampia per la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, puntando su un rinnovo del contratto nazionale che assicuri salari adeguati a recuperare il potere d’acquisto perso con l’inflazione. Questo impegno è fondamentale anche per il futuro delle nostre comunità, che rischiano di essere impoverite dalla riduzione dei servizi pubblici”.