Negri (Fp Cgil): La sanità pubblica va protetta e rilanciata, no alle esternalizzazioni, in primis di attività centrali come quelle svolte da operatrici e operatori socio sanitari. Non è stato affrontato un percorso condiviso, l’atto unilaterale della Asst è un salto nel buio.
23 sett. 2021 – Proclamato lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della Asst Cremona. La protesta interessa il comparto (personale infermieristico, tecnico e amministrativo) e verte sulla decisione dell’Azienda socio sanitaria territoriale di esternalizzare i servizi di supporto assistenziale dei reparti di medicina dei due plessi ospedalieri, il Maggiore e l’Oglio Po.
Una decisione “inaccettabile” per Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Nursing up e la Rsu che denunciano di non avere avuto né “una puntuale informazione preventiva su progettualità e ricadute in termini occupazionali, economici, organizzativi, di sicurezza, ecc.” né un confronto di merito sui servizi “core” o “strutturali” quali sono quelli erogati dalle operatrici e dagli operatori socio sanitari.
“L’atto unilaterale della Asst, in sprezzo alle regole del contratto nazionale, e dietro la giustificazione di rispettare le linee di Regione Lombardia e i vincoli di budget, ci ha portati unitariamente allo stato di agitazione. Le relazioni sindacali latitano (così anche il contratto integrativo aziendale non è ancora stato rinnovato), ci siamo trovati di fronte a un provvedimento che impatta sulle lavoratrici e i lavoratori, oltre che sui servizi, senza avere strumenti di valutazione. Non è stato affrontato un percorso condiviso, questo è un salto nel buio. Ora programmeremo le assemblee nei due ospedali e avvieremo una campagna unitaria per sensibilizzare la cittadinanza – attacca Sabrina Negri, segretaria generale della Fp Cgil territoriale -. Come categoria abbiamo anche il sostegno del Confederale e del Sindacato Pensionati”.
Cosa temete? “Le esternalizzazioni, in quanto tali, segnano un arretramento del perimetro pubblico, costo del lavoro al ribasso e precarizzazione dei servizi, con la messa a rischio di efficacia e qualità. È questo è già grave in sé, perché riteniamo che un ente pubblico dovrebbe porsi come obiettivo di rafforzarsi e innovarsi, non di cedere pezzi e causare il peggioramento di tutele e diritti. La disparità di trattamento contrattuale che si determinerà all’interno di uno stesso posto di lavoro, con operatrici e operatori in parte dipendenti dalla Asst e in parte in capo alle cooperative sociali o al privato è una ingiustizia e porta a rischi di gestione del personale, oltre alla vietata commistione di manodopera” risponde Negri.
La Asst ha già appaltato dei servizi? “Sì: il servizio di dialisi all’Oglio Po e la gestione del presidio ospedaliero territoriale di Soresina, oltre a cucina, pulizie, lavanderia, centrale termica, manutenzione, giardinaggio. Le esternalizzazioni hanno purtroppo un effetto domino e quando si inizia non si sa dove si finisce. Da alcune segnalazioni temiamo anche, ad esempio, per i servizi tecnico-amministrativi”.
Cosa chiedono i sindacati? “Le operatrici e gli operatori socio sanitari hanno mostrato, anche nella fase più acuta dell’emergenza pandemica, di essere un supporto assistenziale fondamentale. Sulle loro spalle gravano carichi pesanti, fanno un lavoro usurante. Il loro contributo va riconosciuto tutto, non certo mortificato con esuberi e cessioni a terzi. Avevamo già chiesto alla Asst di stabilizzare i precari e di assumere nuovo personale per migliorare l’organizzazione e la qualità dei servizi e insieme delle condizioni del personale. L’azienda ammette che gli organici assistenziali vanno incrementati ma poi è incoerente nelle azioni e del concorso per Oss non s’è vista nemmeno l’ombra. Noi chiediamo a gran voce – continua la dirigente sindacale – che i servizi pubblici vengano difesi e rilanciati, e per questo urgono assunzioni, formazione, investimenti, risorse strumentali. A maggior ragione in attività che sono centrali, come lo sono anche quelle degli Oss e che vanno sempre di più e meglio integrate con le attività infermieristiche. Non ci devo essere, poi, lavoratori e lavoratrici di seria A e di serie B: per uno stesso lavoro vanno riconosciuti uno stesso salario e stessi diritti”.