27 Jul 2024
HomePubblicazioneTerzo Settore / La voce da ascoltare

Terzo Settore / La voce da ascoltare

Dal primo attivo interregionale, quello del Nord Italia, organizzato dalla Fp Cgil nazionale a Milano, la voglia di essere adeguatamente ed equamente riconosciuti e valorizzati, la voglia di contare e di partecipare delle lavoratrici e dei lavoratori del settore socio sanitario assistenziale educativo

20 ott. 2022 – “Siamo lavoratori poveri, noi siamo poveri” dice Miriam Gironi, assistente socio assistenziale della cooperativa sociale Punto di incontro di Milano, che opera nell’ambito delle problematiche della salute mentale.

L’occasione è il primo attivo interregionale, quello del Nord Italia, che la Fp Cgil nazionale ha organizzato con i quadri, le delegate e i delegati del Terzo Settore.

La delegata della Fp Cgil milanese sottolinea come nelle cooperative sociali i socio-lavoratori debbano assumersi solo il rischio di impresa ma non siano chiamati a partecipare, nonostante le competenze e capacità delle lavoratrici e dei lavoratori.

Le paghe sono risicate, i servizi da erogare sono complessi, ci vuole “tanta pazienza” ma anche “tanta velocità, tempestività di intervento”, mentre turni e reperibilità vanno a gogo, con il part time involontario e una colpevole mancanza di programmazione.

Per Gironi, “il problema più importante è l’individualismo dei lavoratori, la rabbia, la frustrazione. Manca la solidarietà – rileva -, allo stesso tempo ricordando come i lavoratori siano “incisivi nel mondo del lavoro quando hanno mostrato unità e determinazione”.

Chiara Simionato ė educatrice della cooperativa sociale Stripes di Legnano. Per lei, per la sua professione, il “punto di partenza è dare dignità a un settore sconosciuto dal corpo docente”, mentre segnala l’esodo degli educatori a causa della Mad, la messa a disposizione, per cui preferiscono abbandonare un contratto a tempo indeterminato per contratti annuali con incentivi.

La valorizzazione del lavoro non passa poi da appalti al massimo ribasso e compensi inadeguati, l’incertezza delle ore lavorate, le ore perse se uno studente sta assente e l’affanno a “elemosinare ore nei centri estivi” nel tentativo di provare un rammendo a 3 mesi senza stipendio alla chiusura delle scuole. “È necessario far sentire la nostra voce, lottare per i nostri diritti”, afferma la delegata della Fp Cgil Ticino Olona.

Maria Cristina Trento è diventata da poco funzionaria della Fp Cgil Brescia e sulle spalle e nel cuore ha ancora il lavoro di assistente di alunni con disabilità per una cooperativa sociale del territorio.

Nel suo intervento evidenzia la frammentazione contrattuale che coinvolge le lavoratrici e i lavoratori del Terzo Settore e le disparità che si verificano quando, in uno stesso luogo di lavoro, per una stessa mansione si hanno diversi diritti e salari, e sicuramente di minor favore, decisamente asimmetrici, rispetto a quelli dei dipendenti degli enti locali.

Trento racconta di come nel mondo dell’assistenza prevalga la componente femminile, con “italiane e nuove italiane” che lavorano fianco a fianco. E dell’impossibilità, per molte delle seconde – che mancano della cittadinanza italiana solo dal punto di vista normativo -, di partecipare ai concorsi pubblici per entrare nelle Rsa. Anche lei riferisce della fuga dalle Rsa, verso altre Rsa, o gli ospedali e le fabbriche, alla ricerca di condizioni migliori. “La Cgil ha il compito di riannodare i fili in un’unica formula contrattuale”, sostiene, ragionando di equità, di uguali diritti normativi ed economici e per contrastare il continuo allargarsi della forbice delle disuguaglianze.

Tema ripreso poi da Elisabetta Stornati, operatrice socio sanitaria alla Rsa Villa Antea di Vidigulfo, che ha richiamato anche il drammatico passato recente: l’urto del Covid. Con dispositivi di protezione individuale inadeguati perché presi nell’ottica di risparmiare e non di difendere chi lavorava “con guanti larghi ai polsi”, e così gli anziani ospiti. “Ma la Cgil ha risolto”, sostiene con soddisfatto orgoglio la delegata della Fp Cgil Pavia. Ha risolto questa e altre criticità che, tra doppi turni e pronta disponibilità, interessano la professionalità degli oss.

Il filo rosso di tutti gli interventi all’attivo, moderato dalla segretaria Fp Cgil nazionale Barbara Francavilla, è fatto di parole chiave: lavoro dignitoso; adeguato riconoscimento economico, professionale e di carriera, ma anche riconoscimento di essere persone che, appunto, lavorano, persone portatrici di diritti e a cui si deve rispetto; valorizzazione della partecipazione, per il contributo prezioso di chi del proprio lavoro ha coscienza e competenza, oltre a una grande passione.

“Il socio sanitario assistenziale educativo è di primaria importanza per la tutela della qualità della vita delle persone e la qualità delle sue prestazioni sta nel lavoro delle professioniste e dei professionisti che vi operano. Nonostante questo, è un settore poco considerato dai governi regionali, sottofinanziato, con gravi carenze di personale: basti pensare non solo alla nota carenza infermieristica, ma anche alla mancanza di educatori, assistenti sociali e altre figure” dichiara in apertura Manuela Vanoli, segretaria generale Fp Cgil Lombardia.

“Stiamo per entrare nel vivo della stagione dei rinnovi dei contratti e lo facciamo in un contesto economico, sociale, ambientale e politico estremamente difficile. E senza essere ancora usciti dalla crisi sanitaria legata al Covid – afferma Vanoli -, considerando gli oltre 40 contratti che fanno capo a questo settore, “diversi dei quali firmati da organizzazioni sindacali inesistenti, con la conseguenza di un consistente dumping contrattuale, causa di sempre peggiori condizioni di lavoro, diritti e tutele, e con il rischio fondato di peggiorare la qualità delle prestazioni. Per questo la nostra rivendicazione per un contratto unico di settore e per una legge sulla rappresentanza anche nei settori privati, come in quelli pubblici, mai si fermerà fino a che non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Intanto le nostre piattaforme per rinnovare tutti i contratti nazionali 2020/22 chiedono l’aumento dei salari, dei diritti e delle tutele, insieme a più salute e sicurezza sul lavoro”.

Nel chiudere l’attivo, Michele Vannini, segretario della categoria nazionale, rivendica con determinazione la volontà della Fp Cgil di “migliorare la qualità del lavoro anche oltre i contratti nazionali, nella contrattazione di prossimità, di posto di lavoro, nella contrattazione territoriale. Cambiare si può – insiste -. Noi siamo nelle condizioni di farlo e di farlo insieme”.