Si chiude la mostra con le foto scattate negli anni Settanta da Gian Butturini nel manicomio di Trieste diretto da Franco Basaglia e mercoledì 20 marzo, sempre alla Camera del Lavoro di Milano, si terrà un convegno per riflettere sull’eredità del rivoluzionario psichiatra. Motta (Fp Cgil Milano): “Ricordare oggi Franco Basaglia a cento anni dalla sua nascita è molto di più di una celebrazione, è una necessità e una scelta di campo”
18 mar. 2024 – Ci sono ancora pochi giorni per visitare alla Camera del Lavoro Metropolitana di Milano la mostra fotografica di Gian Butturini “Tu interni, io libero” con le foto scattate negli anni Settanta nel manicomio di Trieste allora diretto da Franco Basaglia, organizzata da Cgil Milano, Fp Cgil e Archivio del Lavoro.
Il segretario generale della Fp Cgil Milano Alberto Motta invita chi non lo abbia ancora fatto ad andare nella sala Buozzi della Camera del Lavoro, in corso di Porta Vittoria 43, per ammirare questa raccolta di meravigliose foto in formato 50×75 cm in bianco e nero: “Queste immagini scattate da Gian Butturini sono state un potente mezzo di denuncia e oggi sono testimonianza, monito e memoria. Fotografie vere, abbaglianti, che raccontano di un sogno, di un bisogno di giustizia e di cambiamento per cui oggi, ancora, vale la pena lottare”.
Mercoledì 20 marzo, ultimo giorno di apertura della mostra, alle ore 9:30 ci sarà anche una tavola rotonda, dal titolo “La cura dei diritti”, per riflettere sull’eredità di Basaglia e su quanto ancora resta da fare per dare piena realizzazione al senso della legge 180 del 1978.
A introdurre il dibattito sarà proprio Motta. Partecipano Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil nazionale; Luca Stanzione, segretario generale Cgil Milano; Gianni Cuperlo, parlamentare; Lidia Campagnano, giornalista; Francesca Barile, Struttura Semplice Dipartimentale Psicologia Clinica, Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. Modera Debora Migliucci, direttrice Archivio del Lavoro.
“Ricordare oggi Franco Basaglia a cento anni dalla sua nascita è molto di più di una celebrazione, è una necessità e una scelta di campo. La chiusura dei manicomi portò l’Italia all’avanguardia nella cura dei pazienti psichiatrici e un’iniezione di sconfinata umanità nella vita di tante e tanti, diventando il simbolo di quei cambiamenti che tra gli anni Sessanta e Settanta stavano dando vita e corpo alla Carta Costituzionale. Basaglia ha curato i matti con i diritti. Sapeva che la malattia mentale ha cause anche sociali” conclude Alberto Motta.
(Lucilla Pirovano)