27 Jul 2024
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Ministero Interno / Andrea Ferraccio neo coordinatore Fp Cgil Lombardia

Andrea Ferraccio

Classe 1983, maceratese, lavora in Prefettura a Milano. È stato chiamato dalla categoria regionale per seguire un progetto di rafforzamento delle relazioni tra delegati territoriali e per intercettare “scrivania per scrivania” le problematiche delle lavoratrici e dei lavoratori

8 nov. – Andrea Ferraccio, 36 anni, di Macerata, è il nuovo coordinatore regionale Fp Cgil Lombardia per il Ministero dell’Interno.

Ferraccio entra a lavorare nell’Ufficio Immigrazione della Questura di Macerata nel 2006, durante la specialistica in comunicazione all’Università con una tesi sui gruppi di lavoro. “Sono stato chiamato dall’agenzia interinale. Sai perché ho deciso di lavorare? Per la mia grande passione per la musica. Suono il basso elettrico dai miei 14 anni e avevo necessità di soldi per cambiare gli strumenti, per poter girare con l’auto, ad esempio” dice sorridendo. Lavoro e studio vanno in parallelo fino al concorso del 2007, quando il giovane entra, di ruolo, nell’amministrazione civile dell’Interno.  “Sono rimasto a tempo determinato sino a fine 2018 e la stabilizzazione è arrivata nel 2019”.

Il suo trasferimento alla Prefettura di Milano in corso Monforte è avvenuto nel giugno 2011, “in piena emergenza tunisini. Il Vicario mi disse: “segui tutte le comunicazioni che arrivano rispetto ai tunisini accolti in Lombardia”. Roberto Maroni era Ministro dell’Interno e rispondevo all’ufficio del Soggetto Attuatore per l’emergenza immigrazione in Lombardia. Seguivo i grandi sbarchi su twitter, in connessione diretta del mondo col mio ufficio”. Poi, sfiorite le primavere arabe, dall’ottobre 2013 sono iniziati gli arrivi dei siriani. “Da lì ho iniziato a occuparmi degli aspetti amministrativi dei centri di accoglienza e non ho più smesso. È stato il periodo milanese a instillare il desiderio di approfondire le tematiche di geopolitica e ho conseguito la seconda laurea, in scienze politiche, con una tesi sul corpo di polizia femminile”.

Come hai incontrato la Cgil? “A Macerata, da precario, grazie a una delegata che mi cercava e si faceva carico delle domande e dei bisogni dei lavoratori come me. Coerenza che ho trovato anche a Milano, dove, nel 2015, mi hanno proposto di candidarmi alle elezioni Rsu e l’ho fatto con entusiasmo, diventando delegato”.

Cosa stai facendo ora da coordinatore regionale? “Sono in un progetto per intensificare i contatti con i colleghi di tutto il territorio lombardo. Noi, personale dell’Interno, siamo pochi numericamente, ma le attività legate alla sicurezza dei cittadini ci caratterizzano per peculiarità. Vogliamo fare un lavoro capillare, posto di lavoro per posto di lavoro, scrivania per scrivania, per confrontarci non solo sul piano sindacale ma anche lavorativo. Facendo sentire la nostra presenza e rafforzando il rapporto con i delegati”.

Quali sono le problematiche principali? “Intanto bisogna differenziare tra Prefettura, dove lavoratrici e lavoratori hanno lo stesso contratto, e Questura, dove di contratti ce ne sono due: oltre a quello delle funzioni centrali anche quello della sicurezza. Questo rende più difficile armonizzare le questioni – afferma il sindacalista – soprattutto se il personale civile delle Questure è assegnato nelle sedi distaccate dei commissariati e delle sezioni speciali. Questure e Prefetture hanno in comune le carenze di organico, peggiorate con i pensionamenti e l’età media avanzata del personale. Così i carichi di lavoro sono molto pesanti” aggiunge Ferraccio. Rilevando che il personale civile desidera partecipare maggiormente all’organizzazione del lavoro. Tra le tematiche locali più recenti spicca quella dei funzionari delle Commissioni Territoriali, la cui attività di esamina delle richieste dei richiedenti asilo è stata smantellata dal decreto sicurezza di Salvini. “Sono 480 persone in tutta Italia. Per loro la Fp Cgil ha indetto lo stato di agitazione. Noi in Prefettura a Milano ne abbiamo appena accolte dodici, in attesa della riorganizzazione del settore, lavoreranno qui”.