Monza 04/04/2020
Spett. le Direzione ASST Monza
c.a.:
Dott. Mario Alparone
Direttore Generale
Dott. Stefano Scarpetta
Direttore Amministrativo
Dott. ssa Laura Radice
Direttore Sanitario
Dott. Bresolin Luca
Direzione Medica e DPS
Dott. Massimiliano Cazzaniga
Relazioni Sindacali
Unità di crisi Covid_19
E p.c.
RSPP e RLS Aziendali
Oggetto: Risposta a Vostra Nota del 01 Aprile 2020 su segnalazione criticità operative nella gestione dell’ emergenza epidemiologica da Covid-19.
Gentilissimi componenti “Unità di Crisi COVID-19”,
siamo consapevoli dell’immenso sforzo richiesto a tutte le strutture sanitarie e socio- sanitarie in questo momento critico per la gestione dell’emergenza Covid-19 ma sentire da Voi che tutto va bene ci preoccupa. Ci preoccupa e ci indigna dato che sappiamo delle innumerevoli segnalazioni che vi sono pervenute a denunciare la carenza di presidi a tutela della salute degli operatori sanitari tutti o a segnalare che quelli in dotazione non erano idonei o insufficienti o peggio riutilizzati quando la certificazione di legge li prescrive come monouso e con tempi di utilizzo ben definiti.
Ci indigna leggere che tutto va bene quando i numeri dei contagi tra gli operatori sanitari, oss, infermieri, tecnici, medici e personale di tutte le categorie che opera nelle vostre strutture sono in percentuali doppie rispetto alla tragedia che mediamente ha colpito il paese.
Ci rammarichiamo per l’inerzia organizzativa e il continuo utilizzo di disposizioni verbali a fronte di scelte organizzative ed operative rilevanti anche dopo che la fase iniziale della crisi poteva e doveva essere gestita e non lasciata all’improvvisazione e alla buona volontà del personale fidando nella loro buona fede ed abnegazione e per questo non è accettabile che Lei, Direttore, scriva che non siete responsabili per le eventuali inadempienze organizzative ed operative e per l’uso non corretto di presidi ed istruzioni che puntualmente avete messo a disposizione.
Le responsabilità sono solo Vostre e non dei lavoratori!
Non abbiamo parole e, solo il silenzio, ci permette di rimanere civili nei toni quando sentiamo che tutto è sotto controllo e va bene quando dei genitori, dei colleghi, il paese piangono la decisione di una ragazza che ha deciso di mettere fine alle sue paure con un gesto estremo. Forse non prevedibile ma sicuramente non può essere rubricato come un incidente di poco conto in un sistema in cui tutto va bene.
La nostra preoccupazione, indignazione rammarico e dolore, purtroppo, trova riscontro nei lavoratori.
Per tornare a citare i DPI ci viene riportato che sono insufficienti a permettere ai dipendenti di effettuare almeno una pausa durante il faticoso turno di lavoro.
Al personale amministrativo viene indicato dai propri responsabili di non utilizzare la mascherina se si opera in struttura vetrata e, se si tratta di personale part-time, la mascherina va utilizzata più volte fino al raggiungimento delle ore di un turno a tempo pieno, eppure non si può nemmeno accedere al supermercato senza mascherina.
A fronte della clausura imposta a tutto il paese, ancora ci si nasconde dietro a prescrizioni anacronistiche per risparmiare qualche euro, fosse anche solo, per mitigare la legittima e condivisibile paura dei lavoratori che comunque operano in un ambiente ad alto rischio di contagio.
Va tutto bene ma i percorsi pulito/contaminato sono ancora confusi e non definiti da idonea cartellonistica che ne permetta un’immediata identificazione e tantomeno da un piano aziendale formale ben definito e portato a conoscenza di tutti gli operatori.
I dipendenti dell’ASST vogliono continuare a dare un’assistenza qualificata ma sono comprensibilmente preoccupati e hanno bisogno di sapere che le loro preoccupazioni, paure e difficoltà non siano considerati quale ordinari e vezzosi ma valutati per l’effettiva gravità che hanno.
Hanno bisogno di sapere che, con la scusa degli eroi, non sono considerati sacrificabili a scelte discutibili che anche nei fatti si sono dimostrate poco efficaci. Hanno bisogno di sapere che i loro sintomi non siano considerati meno degni di attenzione di quelli, per esempio, di politici o di altre personalità. Hanno diritto, anche loro, a curarsi prima che sia troppo tardi e a salvaguardare i loro cari quando tornano a casa.
Certo non è questo che si percepisce quando ancora oggi l’obbligo di rilevazione della temperatura corporea viene demandato a volontari ai quali non viene spiegata l’importanza del compito e che spesso viene rilevata con strumenti imprecisi o magari guasti. Sia chiaro che, anche in questo caso, la responsabilità non è dei lavoratori a cui viene chiesto di rilevare la temperatura e nemmeno dei lavoratori che si recano al lavoro, è Vostra, solo Vostra.
Condividiamo e facciamo nostre le richieste degli RLS e pretendiamo che gli stessi siano coinvolti nella valutazione di tutte le questioni attinenti la sicurezza dei lavoratori.
Come OO.SS., in totale accordo con la RSU abbiamo cercato e cerchiamo di supportare i lavoratori per quello che è nelle nostre competenze e possibilità, abbiamo accettato seppure con sofferenza di non intralciare la Vostra azione nella fase emergenziale. Purtroppo, con la scusa dell’emergenza che a distanza di quasi un mese non può più essere considerata tale, avete continuato a gestire il personale con scelte organizzative che potevano essere accettate nella fase iniziale della crisi ma che oggi risultano alquanto discutibili laddove non coinvolgono nemmeno con la sola informativa le OO.SS. la RSU e gli RLS.
Le OO.SS., la RSU e gli RLS vanno coinvolti nel rispetto delle loro prerogative in caso contrario ci vedremo costretti ad adire tutte le vie necessarie al riconoscimento del nostro ruolo di tutela dei diritti e della sicurezza dei lavoratori.
Non ritenendo esaustive le informazioni pervenute si rinnova la richiesta del 18 marzo u.s. di convocazione in videoconferenza del tavolo di confronto con le OO.SS. e la RSU.
Nella speranza che tutto si risolva nel più
breve tempo possibile, porgiamo cordiali
saluti.
FP CGIL MB T. Goldonetto – CISL FP MBL L. Pezzuto – UIL FPL MB M.A.Bernabè