23 Nov 2024
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Unità Covid al Civile di Brescia? La Cgil dice no

Il segretario della Funzione Pubblica Ronchi: “Un’idea scellerata. Serve una risposta di sistema che contempli anche il rafforzamento e l’integrazione con la sanità territoriale”

31 ago. – “Il Civile è un ospedale per pazienti acuti. Creare al suo interno, sui cinque piani della scala 4, una unità Covid con 160 posti letto, è farne una potenziale bomba. Questa è un’idea scellerata”. Va giù duro Stefano Ronchi, segretario Fp Cgil Brescia, che venerdì scorso, insieme alla Camera del Lavoro e al sindacato dei pensionati, ha tenuto in materia una nuova conferenza stampa, mentre continua la petizione on line su change.org, ormai vicina alle 2000 firme, avviata dai delegati Fp Cgil tempo fa. “Regione Lombardia ha deciso di creare a Brescia un hub per il Covid-19. Un punto di riferimento non solo per il nostro territorio ma anche per Bergamo, Cremona e Mantova. Un bacino che abbraccia 2,5 milioni di persone. Non siamo contrari alla creazione di un polo dedicato per i contagiati dal virus, un centro in stretto raccordo con l’ospedale e anche con la ricerca universitaria. Ma deve essere un centro separato. Durante l’emergenza ben 800 posti su 1300 (tra Brescia, Gardone e Montichiari) sono stati riconvertiti per affrontare il Covid-19. Ora bisogna riorganizzare, a fronte dell’esperienza drammatica vissuta, in modo diverso e in prospettiva. E secondo noi, i punti controversi di questo progetto del Civile sono tanti” rileva il sindacalista.

Ad esempio? “Intanto la Asst si è mossa senza sentire nessuno, non c’è stato confronto ma un atto unilaterale, sfociato nella delibera del 18 agosto scorso. L’azienda ospedaliera ha indetto un bando aperto ai privati, pari a 23,5 milioni di euro per la ristrutturazione della scala. Ma se finanzia Regione, perché ricorrere al privato? I costi peraltro sono tutti da verificare, visto che stime di due anni fa preventivavano 44 milioni. Il bando scadrà il prossimo 3 settembre e per quel giorno organizzeremo un volantinaggio per sensibilizzare la cittadinanza”.

Un altro punto sottolineato da Ronchi riguarda i posti letto che “non saranno aggiuntivi ma esito del taglio di altre specialità. E quali? Così proprio non ci siamo! Ancora, da dove prenderanno gli organici necessari? C’è poi il tema cardine del potenziamento della sanità territoriale e della sua integrazione con quella ospedaliera. “A Brescia non è stato fatto ancora nulla. Di Usca (unità speciali di continuità assistenziale) ce n’è poche e va implementato il rapporto con i medici di medicina generale e il personale dei servizi territoriali. Occorre, insomma, una strategia complessiva”. (ta)

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