20 Apr 2024
HomeLeccoCooperative sociali / A Lecco si va allo stato di agitazione per il contratto integrativo

Cooperative sociali / A Lecco si va allo stato di agitazione per il contratto integrativo

Elmo (Fp Cgil): Chiediamo rispetto per le lavoratrici e i lavoratori. Risposte vere, non proposte irricevibili

17 gen. 2022 – Il contratto integrativo collettivo provinciale delle cooperative sociali di Lecco risale a 8 anni fa e, a quanto pare, le condizioni per un rinnovo a breve, nonostante il pressing sindacale, ancora non ci sono. Tant’è vero che, da qualche giorno, è stato paventato lo stato di agitazione.

“La controparte vuol lasciare intendere diversamente, ma al tavolo del Comitato misto paritetico provinciale c’è tensione. Da mesi si mostra sorda o risponde con opzioni distanti a buona parte delle proposte sindacali” racconta Teresa Elmo, segretaria della Fp Cgil Lecco, spiegando che gli unici punti d’incontro raggiunti finora riguardano la banca delle ore, il lavoro agile, le ferie solidali e i permessi per lutto.

Quali sono le materie forti sul banco delle trattative? “Chiediamo che alle lavoratrici e ai lavoratori venga riconosciuto il merito delle attività svolte sotto questa pandemia e che, soprattutto, abbiano una giusta compensazione economica che aiuti a ridurre il divario tra settore pubblico e privato – risponde Elmo -. Porto spesso l’esempio di una cooperativa sociale che opera all’interno della Asst Lecco: a parità di prestazione lavorativa, il personale dipendente dall’azienda sanitaria ha un certo tipo di trattamento economico e normativo, e quindi un certo tipo di tutele e diritti che mancano al personale dipendente della cooperativa. Lavoratrici e lavoratori che non hanno avuto il premio Covid stanziato da Regione per chi ha operato in sanità pubblica durante la pandemia e che non hanno neppure una premialità, sancita da un accordo territoriale che tarda ad arrivare, per chi opera nella cooperazione sociale. Questo non solo non aiuta l’armonia generale sul luogo di lavoro, dove lavorano fianco a fianco operatori con contratti diversi, ma produce frustrazione, demotivazione, rischi di fuoriuscita di personale alla ricerca di altre strade. Questa mancanza di considerazione di importanti materie di contrattazione ci amareggia ma andiamo avanti”.

Quali sono queste materie? “Ad esempio, i tempi di vestizione e consegna. Abbiamo chiesto che salgano a 15 minuti ma la discussione neanche si è aperta. Confcooperative continua a presentarci testi settati agli attuali 10 minuti – afferma la sindacalista -. Vogliamo anche ragionare sul reinquadramento professionale delle categorie più basse, visto che, soprattutto nelle cooperative di tipo B, quelle che svolgono attività per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, chi nasce in A1 e A2 ci muore. Così abbiamo chiesto che dopo 9 mesi queste operatrici e operatori possano passare in B1”.

E Confcooperative? “Propone di passare in A2 gli A1, vedi le persone addette alle pulizie, con esperienza superiore ai 24 mesi. Tanta grazia!… Non va meglio alla nostra richiesta – elusa – di passare in D2, dopo la maturazione del titolo professionale, il personale dei servizi educativi”.

Non finisce qui. Elmo riferisce difficoltà rispetto al premio territoriale di risultato (Prt) e all’erogazione dell’una tantum “come riconoscimento economico compensativo delle premialità mancate in questi anni. Sai cosa fa controparte?”, ci chiede.

No, cosa fa? “Sul premio territoriale, Confcooperative, appellandosi alle specifiche Linee Guida sancite nel contratto nazionale, propone tali vincoli in bilancio da rendere davvero ostico, alla maggioranza delle cooperative sociali, per i prossimi 3 anni, erogare alle lavoratrici e ai lavoratori una quota salariale che è stata una costante prima dell’entrata in vigore del contratto. In tema poi di “una tantum”, ne vincolano l’erogazione al risultato positivo dei bilanci relativi al biennio 2020-2021: una beffa per chi si è tanto impegnato durante la pandemia! Inoltre – incalza Elmo -, in nome di una tanto millantata flessibilità, ci propongono di derogare alle regole sulla durata dei contratti a termine legati all’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati, introducendo nel contratto integrativo provinciale la disciplina del lavoro intermittente, a chiamata. Proposta inaccettabile per noi, che rischia di favorire il precariato, piaga già troppo aperta nel settore. Ci siamo in più occasioni resi disponibili a valutare specifiche situazioni a livello aziendale, ma non intendiamo in alcun modo applicare deroghe a livello provinciale”.

Quindi? “Noi vogliamo sottoscrivere, e il prima possibile, un buon integrativo provinciale. Lo stato di agitazione, senza una svolta concreta, è necessario. Ma intanto facciamo appello alle amministrazioni locali e agli enti committenti perché nelle gare d’appalto facciano più attenzione a redigere i capitolati, non rifacendosi alla logica del massimo ribasso ma, con responsabilità, a quella del rispetto di chi lavora, che deve avere giusti trattamenti economici, inquadramenti professionali, tutele e diritti”.