Importante l’iniziativa della categoria sindacale, che torna agli Spedali Civili a un anno dal convegno tenuto per riannodare i fili tra sanitario e socio assistenziale. Nelle sue conclusioni, il segretario nazionale Michele Vannini ricorda che tra le ragioni dello sciopero del prossimo 17 novembre c’è la salvaguardia di tutto il Ssn, salute mentale inclusa
7 nov. 2023 – Parlando dell’appello pro salute mentale di Fedez in tv e accennando alla normalità – come dovrebbe essere – con cui le sue figlie approcciano al tema, Michele Vannini, segretario Fp Cgil Nazionale, intervenendo in chiusura del convegno organizzato dalla Fp Cgil Brescia agli Spedali Civili, dal titolo “Riannodiamo i fili tra salute mentale e salute sociale”, ha evidenziato come per le nuove generazioni si sia inaugurata una nuova sensibilità in merito, che consegna a un’organizzazione sindacale come la Cgil una “responsabilità enorme”. La buona notizia è la messa in primo piano della salute mentale, “tema vivissimo”; la cattiva notizia è il rischio che, depurata dallo stigma, la domanda rispetto al servizio di salute mentale resti “inevasa”.
L’iniziativa della Fp Cgil Brescia è senz’altro da rivedere e approfondire nei suoi spunti e slanci (disponibile la registrazione della diretta sia sulla pagina Facebook della categoria provinciale che sul repost della Fp Cgil Lombardia), a partire da quel motore, da quella “fiammella” che fa andare avanti, tra mille difficoltà, dispiaceri, risultati e speranze, le operatrici e gli operatori del settore.
Se Francesca Baruffaldi, segretaria Fp Cgil territoriale, nella sua introduzione, dopo aver citato la recente ricerca a cura dell’INC Non Profit Lab su “L’era del disagio” (che “ci dice che il 60% degli italiani ritiene di convivere da anni con uno o più disturbi della sfera psicologica”, e nei giovani e le donne la percentuale sale tra il 70% e l’80%) rileva come “sia chiaro che il problema del disagio e della salute mentale in Italia non possa essere risolto senza un sistema di prevenzione, assistenza e cura garantito dallo Stato”, Massimo Lombardo, Direttore Generale della Asst Spedali Civili, sottolinea le sfide che pone l’ambito della salute mentale, trasversale a ogni paradigma (classe sociale, età, genere, ecc.) toccando l’umano nel profondo, che viene sorretto, attraverso i servizi, dall’“entusiasmo peculiare”, da quella “fiammella” tenuta accesa dalle operatrici e degli operatori. “Soldi e professionisti non ce ne sono, allora mettiamoci le idee”, considera.
La Cgil Brescia, con il segretario generale Francesco Bertoli, vede il tema della salute mentale illuminato dall’impegno delle lavoratrici e dai lavoratori e ricordando Franco Basaglia, che con la sua ideale e pragmatica rivoluzione ha chiuso i manicomi, indica il “salto culturale” necessario non solo alla sanità ma “al tipo di cultura che questo Paese deve avere”.
L’intervento, da remoto, di Fabrizio Starace, Presidente della Siep, Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica, è da studiare per le importanti informazioni e proposte che riporta con tanto di slide. Nel campo della salute mentale, infatti, ci sono ad esempio grandi criticità quali le “disuguaglianze regionali, carenze di professionisti ed economiche, disuguaglianze nell’accesso ai servizi”. Criticità che dicono come l’autonomia differenziata qui sia già una realtà e tanto più preoccupante mentre i bisogni di salute mentale, scoperchiati in tutta la loro evidenza con il Covid, si ramificano, aumentando e diventando sempre più complessi. Eppure la spesa per farvi fronte è già marginale e viene sempre più ridotta, mancano oltre 13mila (!) professionisti rispetto a quanto prevede l’intesa Stato-Regioni del 2022 e le persone vengono lasciate – nonostante tutti gli sforzi del personale dedicato – sempre più sole. E se questo accade a cittadine e cittadine inseriti nella società, figurarsi a chi soffre nelle carceri o in quelle strutture residenziali che dovrebbero avere in carico i pazienti per circa 3 anni, ai fini del loro successivo reinserimento sociale, e invece, soprattutto in certe regioni, possono restarci anche oltre il doppio del tempo…
La voce poi delle delegate e dei delegati Fp Cgil Brescia, di coloro che direttamente sono in campo nella relazione di cura, rende concreti gli spazi, traducendo plasticamente la passione e la volontà di fare il meglio per il bene dei pazienti e del miglioramento delle condizioni di lavoro, senza nascondere le difficoltà.
Enrico Cavalli, tecnico della riabilitazione psichiatrica e delegato Rsu agli Spedali Civili bresciani, ricorda in merito come “le condizioni di lavoro influiscano direttamente sulla salute delle cittadine e dei cittadini” e così dell’urgente necessità di “riannodare i fili di un sistema ormai sfilacciato”. La base, il punto di ripartenza, devono essere i “bisogni dei cittadini, per poi costruire attorno le nostre azioni”. Perché fondamentale è “la relazione di aiuto con i nostri utenti”.
Enrico Cinelli, infermiere, segnala gli “avvitamenti burocratici” che levano tempo al rapporto di relazione, appunto, e esorta all’introduzione di un sistema di informatizzazione che possa rendere i servizi più efficienti e snelli.
Silvia Poli, anche lei infermiera, presso il polo di Gardone Val Trompia, parla da un lato del problema dei pazienti con doppia diagnosi, psichiatrica e per uso di sostanze, dall’altro della paura crescente rispetto alle aggressioni subite dal personale sanitario, timori però accompagnati anche da una determinata rivendicazione di lavorare in sicurezza e in locali appropriati.
Nadia Giudice lavora nell’area tecnica della riabilitazione psichiatrica e racconta di come, per una collega in maternità non sostituita, sia rimasta come unica operatrice a supportare le 19 persone pazienti nella Comunità Giardino. La mancata co-conduzione ha provocato il peggioramento della qualità generale del servizio che però, viceversa, è stato tamponato dall’apporto di altre figure, vedi gli operatori socio sanitari, che ha portato a una “riorganizzazione del lavoro di equipe”. Chiudendo il suo intervento, Giudice legge la frase proiettata sulla parete come metafora di chi fa un lavoro come il suo: “Qual è il suono di una sola mano che applaude?”.
Sergio Zaghen, educatore professionale, prima evidenzia che “la psichiatria è molto democratica e ci riguarda tutti”, assolvendo in linea di principio all’articolo 3 della nostra Costituzione. Poi ricorda che “il servizio pubblico è l’unica se non l’ultima possibilità” per rendere concreti i diritti di cittadinanza delle persone e tutelarle. Toccante la lettera che legge in ultimo, da parte di una ragazza che era stata paziente ospedaliera e che saluta il personale così: “Con voi ho ritrovato il sorriso, sono tornata in me”. Peccato che il percorso terapeutico successivo sia stato trovato “solo nel privato”. E questo la dice lunga sui tempi (che rispondono alle paure, quando lo fanno, con mere logiche securitarie) e su una delle ragioni di questa iniziativa.
Nadia Lazzaroni, segretaria responsabile Sanità della Fp Cgil Brescia, ha introdotto il dibattito con Massimo Fada, educatore professionale nonché “attivista” presso l’Equipe Forense Dsmd (Dipartimento di salute mentale e dipendenze) dell’Asst Spedali Civili, Antonio Vita, Direttore dello stesso Dsms, Carla Ferrari Aggradi, Presidente Forum nazionale salute mentale, Franco Milani, Direttore socio sanitario dell’Ats Brescia, Marco Fenaroli, Assessore alle politiche sociali del Comune di Brescia.
Nelle parole della dirigente sindacale, l’impegno a valorizzare il ruolo delle operatrici e operatori della salute mentale, il grande rispetto verso di loro e verso il loro servizio svolto beneficio di tutte le persone. “Tante volte non basta la buona volontà. Abbiamo tante strutture ma manca una rete di supporto che immaginiamo di costruire riannodando i fili. Per lavorare tutti insieme, per non restare soli”. E insieme vanno tenuti sanitario e sociale (“Il rapporto con i servizi sociali non c’è”, ammonisce propositivo l’Assessore Fenaroli, forte del programma dell’amministrazione comunale rispetto alla “città che cura”).
Il segretario generale della categoria bresciana, Vincenzo Moriello, rammenta che quella della Fp Cgil è la seconda iniziativa agli Spedali Civili, dopo quella a dicembre dello scorso anno sulla rete del servizio sanitario e socio assistenziale. “Riannodiamo i fili per noi è un progetto sindacale e oggi è la seconda tappa, dedicata alla salute mentale. È un percorso che continua”, afferma. L’obiettivo è “strategico”: realizzare un’interlocuzione concreta con tutti i soggetti coinvolti, dal mondo del lavoro alle istituzioni e alle comunità. In ragione di un obiettivo ancora più grande: il benessere a tutto tondo (“La persona è un individuo intero”, di testa e corpo, ha espresso poco prima la Dott.ssa Ferrari Aggradi) delle persone.
“Il tema della salute mentale sta a pieno titolo dentro una richiesta più generale, della nostra categoria e della nostra Confederazione, di messa in sicurezza del Servizio Sanitario Nazionale. Quello è uno dei punti focali dello sciopero che abbiamo messo in campo insieme alla Uil, nel caso della categoria, per il prossimo 17 novembre”, ha rimarcato il segretario Fp Cgil Nazionale Vannini.
“È particolarmente importante dare un segnale al Governo sul fatto che bisogna cambiare strada. Bisogna farlo per una serie ampia di motivi – ha aggiunto Vannini, decidendo di sottolinearne due -. Le risposte che si danno alle lavoratrici e ai lavoratori non solo sono insufficienti ma sono penalizzanti (perché toccano le loro pensioni). E le risposte che si danno al sistema, in particolare al Servizio Sanitario Nazionale, guardano apertamente a uno scenario diverso, nel quale ci sarà la presenza molto più significativa del privato. Non il privato accreditato, non il privato convenzionato, non il privato sociale che lavora sotto la regia del pubblico: il privato puro, che guarda a questi settori, a questi servizi, per il loro business. Noi crediamo che sia una strada sbagliata e anche per questo il 17 scioperiamo”.