13 Dec 2024
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Inps, contratto nazionale e sciopero del 29 novembre

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Intervista ad Antonella Trevisani, coordinatrice Fp Cgil Lombardia, dopo l’assemblea nazionale on line della Fp Cgil e della Uil Pa, con più di 1500 persone collegate

A ridosso dello sciopero generale di venerdì 29 novembre, Fp Cgil e Uil Pa hanno organizzato un’assemblea nazionale on line con oltre 1500 lavoratrici e lavoratori dell’Inps. L’incontro è stato focalizzato soprattutto sul rinnovo del contratto delle Funzioni Centrali, esito di una chiusura affrettata e inaspettata da parte dell’Aran, l’agenzia negoziale del governo, motivo per cui né Cgil né Uil hanno firmato la preintesa.

Ne parliamo con Antonella Trevisani, coordinatrice Fp Cgil Lombardia.

“Questo contratto non è oro né luccica, è un insulto all’intelligenza delle lavoratrici e dei lavoratori – esordisce -. Ci raccontano di aumenti salariali, ma la realtà è che perderemo potere d’acquisto. L’inflazione è alle stelle e i famosi 193 euro lordi, che sarebbero poi solo per la quarta area, non coprono nemmeno la perdita del potere d’acquisto. In realtà, ci ritroveremo più poveri. E poi ci sono le promesse vaghe sul futuro, annunci che non garantiscono nulla di concreto”, esordisce la sindacalista.

Nell’ipotesi contrattuale, ci sono altri punti critici oltre alla questione salariale?

“Certo. La settimana corta è una bufala colossale. Lavoreremo le stesse ore, ma concentrate su quattro giorni, con giornate di lavoro lunghissime. Perderemo ferie, permessi, il buono pasto e soprattutto la flessibilità oraria. E la beffa è che il giorno libero potrebbe essere in mezzo alla settimana, a discrezione dell’amministrazione. Anche il buono pasto per lo smart working è una presa in giro. Il valore resta quello di dodici anni fa, una miseria”, risponde Trevisani.

Rispetto alle nuove disposizioni sulle posizioni organizzative?

“Un’altra beffa. I 900 euro in più per le posizioni organizzative non sono risorse aggiuntive quindi si traduce in un taglio al salario accessorio di tutti i dipendenti. Questo significa meno soldi per le lavoratrici e i lavoratori dell’ente e prospettive di carriera bloccate. Chi aspira a una posizione organizzativa dovrà sperare nel pensionamento di colleghe e colleghi”.

Quindi che fare?

“Vogliamo che le lavoratrici e i lavoratori, nel nostro caso specifico quelli dell’Inps ma vale per tutti i dipendenti delle Funzioni Centrali, capiscano cosa si nasconde dietro a questo contratto capestro, dove i diritti sono stati svenduti dai sindacati firmatari. Chiediamo un referendum per far decidere alle lavoratrici e ai lavoratori se questo è davvero il ‘miglior contratto possibile’”.

E domani è il giorno dello sciopero generale di Cgil e Uil.

“Una giornata di lotta importante per cambiare le condizioni delle persone e la qualità dei servizi erogati. Ad esempio, in Lombardia, la persistente carenza di personale all’Inps sta compromettendo la qualità dei servizi erogati ai cittadini e aumentando fuori misura i carichi di lavoro dei dipendenti. Nonostante le assunzioni effettuate tra il 2019 e il 2023, le uscite per pensionamento e le difficoltà nel trattenere i nuovi assunti hanno aggravato la situazione. Il costo della vita elevato nella nostra regione rende ancora più difficile attrarre e mantenere il personale necessario, e sta determinando in generale un impoverimento importante di chi vive e lavora in questo territorio. Per queste ragioni – prosegue Trevisani -, è fondamentale che anche le lavoratrici e i lavoratori dell’Inps partecipino numerosi allo sciopero generale di domani. È un’occasione per rivendicare condizioni di lavoro dignitose, salari adeguati e un servizio pubblico efficiente per tutti i cittadini. Uniti possiamo fare la differenza e portare all’attenzione del governo le nostre legittime istanze. Partecipiamo compatti allo sciopero per costruire insieme un futuro migliore per tutte e tutti”.