23 Nov 2024
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Oglio Po / Un piccolo e strategico ospedale da rilanciare

Ospedale Oglio Po

Dall’Asta (Fp Cgil Cremona): “Piano straordinario di assunzioni e tavolo di confronto congiunto per contrastare lo smantellamento progressivo e rendere più attrattivo un presidio pubblico riconosciuto, apprezzato, e con un bacino di 85mila abitanti, senza contare le terre di confine”

21 luglio 2023 – “L’ospedale Oglio Po serve un bacino di 85mila cittadine e cittadini ed è in un punto effettivamente strategico del distretto casalasco-viadanese, e con i territori reggiano e parmense ai confini. Eppure, invece che rafforzarne l’attrattività, lo si sta via via smantellando”. Luca Dall’Asta, segretario Fp Cgil Cremona, interviene in merito al presidio ospedaliero di Vicomoscano (frazione di Casalmaggiore) che sta diventando “un luogo di lavoro che suscita sempre meno interesse fra le candidate e i candidati, nonostante abbia grandi potenzialità, inespresse a causa di precise responsabilità di governo e decisioni discutibili assunte in questi anni. Quando, per la sua efficienza, nel 2015, ha pure avuto un riconoscimento importante attraverso la Joint Commission International”.

Quali sono le criticità? “Si è partiti con la centralizzazione dei principali livelli di direzione nella Asst Cremona e la chiusura del punto nascite nel 2018, poi è sopravvenuta l’esternalizzazione delle operatrici e degli operatori sociosanitari del reparto di Medicina generale nel 2021 (con una stretta dei posti letto da 60 a 48 unità). Ora la situazione più scottante è la chiusura temporanea del reparto di cardiologia. Il personale, già all’osso, deve poter fare le ferie e mancano medici. Questo è un reparto da sempre fiore all’occhiello della sanità pubblica locale e solo quattro posti letto sono stati momentaneamente spostati in terapia intensiva. Inoltre il primario, il dottor Giuseppe Di Tano, si è di recente dimesso, con effettività dal prossimo 1° settembre. Per cui temiamo, mancasse anche il suo ricambio, che al nostro piccolo ospedale verrà inferto un ulteriore duro colpo, tale da mettere a repentaglio il servizio ospedaliero di primo livello. Senza cardiologia, il rischio è che possa generarsi un pericoloso effetto domino”, risponde Dall’Asta, che a Oglio Po ha lavorato da infermiere.

Quindi l’ospedale sta perdendo attrattività. “Il tema non riguarda solo i piccoli ospedali, investe la maggior parte della sanità pubblica ospedaliera ma, purtroppo, i piccoli sono più fragili. Le carenze di personale rendono le condizioni di lavoro insostenibili e le lavoratrici e lavoratori che potrebbero avvicinarsi guardano comprensibilmente altrove. All’ultimo concorso dei 23 candidati cardiologi, ad esempio, nessuno ha accettato di prestare servizio all’Oglio Po”.

Cosa chiede la Fp Cgil? “In una parola: investire. Come detto all’inizio, Oglio Po ha un importante potenziale e va rilanciato il suo ruolo di presidio pubblico, mantenendone le caratteristiche di ospedale per acuti, in una integrazione sempre più stretta con la sanità territoriale. Bene, in merito, quelle forze politiche e associazioni, anche di cittadine e cittadini, che si stanno impegnando in tal senso, capendo l’importanza di rispondere ai bisogni di salute della popolazione. Come sindacato, riteniamo che il piano straordinario di assunzioni (a partire dal personale medico e di assistenza, anche considerando i prossimi pensionamenti) e il rinnovo dei contratti nazionali siano la leva per agire un cambio di passo. E chiediamo un tavolo di confronto congiunto con tutti i soggetti coinvolti per lavorare sull’attrattività del plesso ospedaliero. Dal punto di vista dell’utenza questo significa anche ridurre le liste d’attesa – sottolinea Dall’Asta –. Un fenomeno da arginare è quello dei gettonisti che frammentano una filiera che dovrebbe essere quanto più unita – continua -. Ma vogliamo anche che sia garantita una medicina di genere potenziando i servizi ad essa collegati e che vengano implementate le attività multi-specialistiche ambulatoriali e le varie specializzazioni. A livello regionale, poi, vanno rivisti gli standard di accreditamento”.