L’intervento di chiusura di Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, all’assemblea regionale del 18 ottobre
24 ott. 2024 – L’assistente sociale è “una figura unica. Fonda il suo lavoro sulla costruzione di reti, di percorsi di integrazione con i servizi sanitari, sociali e sociosanitari”. Così Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, all’iniziativa che la categoria regionale ha riservato a questa professione il 18 ottobre scorso.
Una professione “a me cara, sono anch’io assistente sociale”, ha confessato il sindacalista nel tenere le conclusioni, ricordando come, storicamente, questa figura sia “poco capita. Cosa fa? Dà una mano, mette un po’ di pezze in giro, però non è il decisore finale. Voi siete una spina nel fianco del sistema di welfare, perché attraverso la vostra professione si declinano le contraddizioni di qualcosa che non funziona e che a volte da soli non riuscite a risolvere, anche mettendoci tutta la buona volontà”, evidenzia Tramparulo.
Allora lo sguardo volge alle “decisioni politiche” del governo rispetto al “ruolo delle funzioni pubbliche”, e indica nella manifestazione nazionale di Cgil e Uil di sabato 19 ottobre a Roma una prima risposta di contrarietà alla scelta “di massacrare questo segmento” così fondamentale per i diritti e la cura delle persone, un segmento che eroga servizi pubblici “indipendentemente dal contratto” applicato al personale.
Ma come si migliorano le condizioni e le prospettive delle lavoratrici e dei lavoratori?
“Il contratto nazionale di lavoro è l’unico strumento che consente di disciplinare la vostra vita dentro il posto di lavoro”, specifica Tramparulo -. E il governo, “primo datore di lavoro a livello nazionale” con i suoi 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici, ha dato mandato alla sua agenzia negoziale, l’Aran, di trattare per i rinnovi contrattuali un incremento del 5,78%, “con un’inflazione che è il triplo. Guardate in che condizioni ci troviamo per migliorare le condizioni di lavoro – commenta -. E non abbiamo risorse per la contrattazione di secondo livello”. Per questo i temi della manifestazione su “salute, salario, diritti, sicurezza sul mondo del lavoro” sono “centrali” e solo l’“inizio” della protesta.
“L’unico modo per migliorare le vostre condizioni materiali è rinnovare contratti dignitosi – ripete -. Se non sarà così, è evidente che noi di fronte avremo solo lo sciopero generale, che è l’altro strumento di pressione sul governo”. E qui un passaggio viene dedicato agli scioperi dello scorso settembre delle lavoratrici e lavoratori della Sanità privata e del socio-sanitario, con le Rsa e Uneba. “Siamo tutti e sono tutti in rivolta, perché se i datori di lavoro pubblici e privati non vogliono investire in questi settori, non avremo sicuramente grosse possibilità”.
Proseguendo, il discorso di Tramparulo si focalizza sul comparto della Sanità, seguito per delega. Con dati Cgil alla mano, denuncia che, contrariamente a quanto sostenuto per anni, l’Italia non spende troppo per la sanità. “Siamo all’ultimo posto tra i paesi del G7 per spesa sanitaria. Siamo agli ultimi posti, a livello europeo, per la spesa pro capite in sanità”. Lo Stato non solo non spende ma si ritira, non investendo nel fondo sanitario nazionale.
E dunque cosa accade?
“Aumenta la spesa per i fondi della sanità privata, cioè i cittadini italiani per curarsi, quelli che riescono, spendono direttamente le proprie risorte pagandosi le prestazioni. È aumentata a 37 miliardi la spesa dei cittadini italiani per prestazioni in solvenza”.
Questo è un problema anche per chi esercita come assistente sociale?
Sì, perché gli assistenti sociali intercettano proprio coloro che “non possono pagarsi la prestazione, che si vedono liste d’attesa inesorabili. Quindi è evidente che voi siete per noi centrali – aggiunge -, voi siete una sentinella di quello che accade nel sistema di welfare della nostra regione”.
In più, l’assistenza sociale è calata in un modello di welfare lombardo che complica la situazione.
Negli ultimi trent’anni, “Regione Lombardia ha fatto di alcune ideologie, di alcuni posizionamenti simbolici, dei totem – attacca Tramparulo -. Li conoscete: la sussidiarietà, la libera scelta, l’equivalenza pubblico-privato messa nella legge regionale 22 che – rimarca – è caso unico, si dice che il pubblico e il privato sono la stessa cosa”. Così il privato, che dovrebbe “integrare il pubblico, in Lombardia lo sostituisce. Ma non solo, sceglie cosa fare. Sceglie quali sono le prestazioni. E allora: questo modello lombardo ha aiutato o meno la figura dell’assistenza sociale? Secondo noi, l’ha resa ancora più debole, perché sta venendo meno la responsabilità pubblica” che “si traduce in una responsabilità politica”.
Il privato, dall’ente al “grande impero industriale”, vuole fare profitti, “non risponde mica ai cittadini”. E se viene meno la struttura pubblica, che ha responsabilità politica, anche il rapporto con i cittadini ne risente, sostiene il segretario, pensando all’astensionismo elettorale e alle politiche di ogni colore che, negli anni, hanno ridotto il perimetro pubblico.
La nostra regione, negli ultimi dieci anni, ha perso oltre 15.000 dipendenti pubblici. Allo scenario delle privatizzazioni si aggiunge il “pericolo” dell’autonomia differenziata. La Lombardia è stata tra le prime a muoversi. Quando, in realtà, “è già un modello differenziato in sanità, rispetto a tutto il resto del Paese”, considera Tramparulo.
L’autonomia differenziata impatterà anche sui servizi di assistenza sociale. “Le possibili 23 deleghe oggetto di autonomia differenziata sono accompagnate da circa 700 funzioni – spiega -. La Regione terrà le funzioni più importanti ma le altre potrebbe delegarle proprio agli enti locali, che sono già al collasso, con carenze di personale, con scarsi investimenti, con i contratti dei propri dipendenti che non si rinnovano”.
Il quadro è quello di una “secessione dei ricchi contro i poveri, l’emergere di nuovi bisogni sociali, nuove fragilità, con una differenziazione tra la valle e il lago, tra la grande città e il piccolo comune”.
Nei servizi sociali ci sono fenomeni simili a quelli della sanità. “Si è smesso di programmare e si è cominciato a parlare di aziendalizzazione, di managerismo”. I dirigenti si concentrano più sul budget che sui bisogni dei territori, il che rappresenta un “pericolo” per questa professione che deve focalizzarsi sulla dignità e l’accoglienza delle persone. Ad esempio, “come si traduce la libera scelta per una persona fragile?” È importante interrogarsi su questi aspetti che rimandano “ai cardini su cui la politica, in Lombardia, ha costruito il modello, su impianto liberista.
Tramparulo evidenzia come la Cgil consideri centrale la figura dell’assistente sociale, che rispecchia i suoi valori: “l’accoglienza, l’integrazione, quella vera. Perché è dalla 328 del 2000 che si parla di integrazione… L’integrazione esiste se c’è la volontà politica di farla, non semplicemente di programmarla nelle Dgr (le deliberazioni della Giunta Regionale – ndr)”.
L’esempio qui è quello dell’istituzione delle case di comunità lombarde, per le quali finora si è trattato di un “cambio di cartelli su vecchi poliambulatori. Non abbiamo ancora sviluppato il vero modello della casa di comunità. Abbiamo pochissimi casi in Lombardia dove stanno cominciando a funzionare. Però bisogna crederci in quella struttura” che deve essere “pubblica e gestita dal pubblico”.
Le e gli assistenti sociali affrontano sfide pesanti ma necessarie. L’approccio ospedalocentrico del welfare lombardo trascura le esigenze della sanità territoriale. “L’ospedale fagocita il territorio, non ha la cultura del territorio, perché è molto più semplice portare tutto dentro al contenitore”, dice Tramparulo, rievocando gli effetti che questa politica di lungo corso ha fatto emergere, drammaticamente, con l’arrivo della pandemia.
È così che, in sanità, per l’assistente sociale è anche più dura, risultando più complessa l’attività multidimensionale e la costruzione di reti all’interno degli ospedali.
Verso la fine del suo intervento, il segretario Fp Cgil Lombardia riprende il tema del miglioramento delle condizioni di lavoro e del riconoscimento professionale attraverso il contratto nazionale. “Gli avanzamenti vengono codificati nei contratti. È evidente che il contratto della sanità è tarato su alcune figure professionali, tipicamente sanitarie. È evidente che nel contratto dobbiamo riempire quegli spazi vuoti”. Vedi gli incarichi di elevata qualificazione professionale.
“Gli incarichi di funzione sono belli ma si fanno con le risorse”. Sul piatto della contrattazione di secondo livello, per “i sistemi degli incarichi, le indennità”, ecc., sono stati messi dall’Aran 15 euro pro capite. “Ma signori, quali incarichi? Quale innovazione vogliamo dare ad una pubblica amministrazione? Quale risposta vogliamo dare ai professionisti che lavorano nel pubblico? – incalza Tramparulo -. Perché se non diamo le risposte lì, non le daremo nemmeno a quelli che lavorano nel privato”.
Tra gli altri punti affrontati, c’è quello di “come rivedere la dirigenza. Tanti bussano alla porta della dirigenza. Ma la crescita professionale dei lavoratori passa attraverso un percorso di valorizzazione di quelle figure lì. Passa attraverso una contrattazione che li fa stare sul posto di lavoro in una condizione materiale dignitosa, passa attraverso l’aggiornamento della formazione professionale, passa attraverso un sistema di crescita di carriera. Ma se non abbiamo le risorse rimangono principi aleatori”.
L’idea della Fp Cgil Lombardia di riunire, con questa assemblea, i coordinamenti degli assistenti sociali della Sanità, delle Funzioni Centrali e Locali e del Terzo Settore, si misura con la portata della sfida ineludibile di “metterli insieme” per lottare e crescere costruendo progetti e programmi, facendo rete. E si avvicina anche l’appuntamento elettorale delle Rsu.
“È necessario che noi candidiamo assistenti sociali ovunque. Farvi rappresentare è l’unico modo per far salire la vostra voce e portarvi dentro le delegazioni trattanti con tutte le amministrazioni. Lì voi potete sviluppare proposte. Non delegate ad altri il vostro futuro, le vostre scelte – prosegue – . Voi avete, per quello che toccate tutti i giorni, delle competenze eccezionali. L’assistente sociale non ha il numero di altre professioni ma per le sue caratteristiche, per le sue interazioni, è un professionista che è riconosciuto in maniera trasversale da tutti i colleghi. In un ospedale l’assistente sociale gira, aiuta anche gli altri. Quindi non delegate, fatevi avanti”.
E così chiude: “Per noi della Cgil la dignità del lavoro, la tutela dei diritti, la crescita professionale, il ruolo dei servizi pubblici sono valori irrinunciabili. Allora non ci resta che metterci al lavoro per chiedere quello che è il vero cambiamento. Per noi, è la valorizzazione di un sistema di welfare che guarda e parta dalle persone più deboli. Per voi, il vero cambiamento è rimettere al centro l’assistente sociale nel modello di welfare lombardo”.