Nell’ambito della mobilitazione unitaria nazionale, giornata di protesta anche in Lombardia per rivendicare la firma definitiva di un contratto atteso per 14 anni
29 lug. –“Sono 14 anni che aspettiamo il rinnovo del nostro contratto. Adesso basta, è ora di finirla. Ci avevano promesso che entro la fine del mese avremmo risolto, la tirano ancora per le lunghe. Cosa dobbiamo aspettare, altri 14 anni? Dobbiamo aspettare un altro stato di emergenza dove ci dichiarano eroi e poi dopo non ci danno neanche quello che ci spetta? In questi 14 anni, se ci avessero dato un aumento di 50 euro ogni due anni avremmo dovuto avere, più o meno, 350 euro in più al mese lordi, questo per quanto riguarda gli infermieri e poi via a scalare anche le altre categorie. Invece ci ritroviamo senza gli arretrati, senza niente in tasca e senza neanche i diritti legislativi. Basta, è ora di finirla, siamo stufi. Adesso è ora di bloccare il sistema”. Decisamente arrabbiata la lavoratrice dell’Istituto di cura Città di Pavia ripresa nel corso del volantinaggio unitario di sensibilizzazione davanti alla struttura del Gruppo San Donato. Una rabbia senz’altro motivata, visto che il contratto della sanità privata è stato siglato lo scorso 10 giugno, approvato da lavoratrici e lavoratori nelle assemblee, ma non ancora definitivamente varato con le firme definitive. “Aris e Aiop mantengano gli impegni presi e rispettino i dipendenti della sanità privata accreditata” attacca Patrizia Sturini, segretaria Fp Cgil Pavia.
Sempre del Gruppo San Donato è la clinica ‘Città di Brescia’, davanti alla quale oggi si è tenuto un presidio con coro: “Contratto!”. “L’iter di questo rinnovo segna una pagina indecente. La protervia delle controparti è inqualificabile e inaccettabile – tuona Stefano Ronchi, segretario Fp Cgil Brescia -. Questa lotta deve essere sempre più sostenuta anche dalla Cgil nazionale, è una lotta che va oltre la nostra categoria”.
Il malcontento aumenta, le iniziative di protesta rilanciate via social si stanno diffondendo velocemente su tutto il territorio, anche della nostra regione.
“Lavoro da vent’anni nel Gruppo Multimedica, attualmente al pronto soccorso del San Giuseppe, come tanti mi sono ammalato di Covid durante l’emergenza, oggi chiedo solo che mi venga riconosciuta la dignità di un contratto che aspetto da 14 anni” sostiene Sergio attraverso la pagina Facebook della Fp Cgil Milano, preceduto nei giorni scorsi da Susanna Calti, attivissima delegata, decisa nell’evidenziare una realtà: “Non siamo più disposti ad aspettare oltre, oggi la nostra mobilitazione è virtuale ma se servirà nelle prossime settimane siamo pronti a intraprendere tutte le iniziative di protesta che riterremo necessarie”.
Poi ci sono i volantini-protesta da diffondere di mano in mano, di chat in chat e via dicendo, delle Rsu e Rsa con le lavoratrici e lavoratori della Clinica Zucchi di Monza e Carate, di Multimedica, della Maugeri di Lissone, del Policlinico di Monza, del Don Meani di Cesano Maderno, della Fondazione Mamma e Bambino: “È inaccettabile! Nonostante l’intervento del Ministro Speranza e del Presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini, e la sottoscrizione della pre-intesa avvenuta il 10 giugno, Aiop e Aris nazionali dichiarano di non avere ancora garanzie sufficienti da parte delle Regioni per poter sottoscrivere, in via definitiva, l’ipotesi di nuovo ccnl entro la data stabilita, cioè il 30 luglio. Adesso è giunto il momento di dire BASTA!” sostengono infuriati.
A Mantova un flash mob unitario si è tenuto davanti al Green Park, struttura per anziani del Gruppo Salus Mantova (famiglia Nicchio – Aiop). Per Morena Trasforini, segretaria Fp Cgil Mantova, questa vicenda contrattuale “È una vergogna, anche perché si stanno offrendo servizi pubblici nonostante il datore sia un ente privato. Dobbiamo assolutamente riuscire ad arrivare a questa firma perché è una vergogna, soprattutto per i lavoratori che non hanno uguali diritti”. (ta)