13 Oct 2024
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Econord Lecco / Tira una brutta aria, oltre al Covid

Il racconto sconcertante di un lavoratore dell’azienda di igiene ambientale. Tramparulo (Fp Cgil): la priorità, a maggior ragione in questa fase di emergenza sanitaria, è la tutela della salute e sicurezza degli operatori. Ma andremo avanti anche rispetto alle altre criticità, siamo dalla parte giusta

9 apr. – “A sentire l’azienda noi stiamo esagerando, ma la situazione è questa”. Ed è una situazione brutta quella che ci descrive un lavoratore della Econord di Lecco. All’azienda di igiene ambientale attiva anche in comuni attorno al capoluogo, da Valmadrera a Verderio, lavorano una sessantina di operatori.

Il clima aziendale già non brilla di suo, per figure interne “in intimo rapporto con la dirigenza” che vessano i dipendenti e tentano di “eliminare i sindacati”. Tanto che le rappresentanze dei lavoratori sono già state due volte dal prefetto e hanno coinvolto nella partita anche il Comune e la Silea, la società intercomunale che ha in mano la gestione degli appalti.

A ciò si è aggiunto ora il coronavirus, e lavorare per Econord è diventato anche pericoloso, visto che “di dispositivi di protezione individuale non ne vengono forniti quasi per niente. Abbiamo chiesto le mascherine – a me ne hanno date 2, dice il nostro intervistato – e ci dicono di tenerle da conto. Quindi, finché si può, le rilaviamo. Non ci sono guanti in lattice, fanno fatica a darci anche quelli semplici, che usiamo tutti i giorni. Ricicliamo anche quelli, ma sarebbero da buttare”.

Il servizio di igiene urbana è tra quelli ritenuti essenziali, un diritto erogato alla cittadinanza. E comprende la raccolta, con i cassoni ma anche con il porta a porta, dei rifiuti ospedalieri, “anche la spazzatura di pazienti positivi al virus”.

Econord, come prevede la normativa, dal 18 marzo ha sanificato spogliatoi e bagni. Gli spogliatoi, per evitare la compresenza di lavoratori, sono rimasti chiusi. Ma anche l’accesso ai bagni non è più concesso ai dipendenti. “Ci hanno fatto capire che dobbiamo arrangiarci, dove capita. Col rischio di beccarci pure qualche multa in caso di bisogni fisiologici in luogo pubblico. Ci preoccupa, anche, rientrare nelle nostre case con i vestiti del lavoro, mettiamo a rischio le nostre famiglie. Così c’è chi si cambia in auto, chi appena fuori casa. Ma è sempre un rischio”.

Qualcuno di voi è rimasto contagiato? “Non ci è dato saperlo. Sappiamo che colleghi sono stati in malattia anche 15 giorni. Abbiamo chiesto alla direzione che non ci ha dato motivazioni per rispettare la privacy. Ma forse, in questo caso, sarebbe opportuno sapere se qualcuno è rimasto contagiato dal Covid-19, è una questione di salute individuale e pubblica”.

Non mancano altre questioni, come continua a raccontare il lavoratore. “Per evitare assembramenti in cantiere, Econord ci aveva detto che,  finito il lavoro, potevamo timbrare e uscire fino un’ora prima. Può succedere: con le ordinanze restrittive, le persone restano a casa, ci sono meno rifiuti per le strade. Ci avevano detto che saremmo stati pagati ugualmente, mentre adesso parrebbe che questo tempo sarà trattato come ferie, ex festività, Rol. Pretendere chiarezza e correttezza penso che sia legittimo – afferma -. Ci risulta difficile anche verificare, visto che ci fanno il bonifico ma non ci viene data la busta paga. L’hanno richiesta per noi anche i sindacati, a cui l’azienda non risponde”.

Le relazioni con Econord sono difficilissime, i lavoratori sono decisamente arrabbiati e noi con loro” sostiene Lello Tramparulo, segretario generale della Fp Cgil territoriale -. La piccola Lecco è un po’ sola contro un gigante – sottolinea -. La battaglia prioritaria ora, a maggior ragione con questa emergenza sanitaria, è quella della tutela della salute e sicurezza di questi operatori, già a rischio per un mestiere pesante. I dispositivi di protezione individuale vanno garantiti, l’accesso a spogliatoi e bagni va ripristinato. Agiremo ogni azione possibile, a ogni livello, perché sia così. Naturalmente insisteremo anche per risolvere le altre criticità. È una questione di diritti e siamo dalla parte giusta”.