24 Apr 2024
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La Nostra Famiglia / Il contratto da applicare è quello della sanità privata

A Lecco la Fp Cgil vince, con una lavoratrice, la prima causa pilota contro il cambio unilaterale di ccnl, quello Aris Rsa-Cdr, imposto nel 2020. Il delegato Flavio Concil: “Costruire speranze per costruire diritti è il compito principale del sindacato”. Il segretario generale Lello Tramparulo: “Bisogna fermare il paradigma che per risolvere i problemi si parte dal taglio dei diritti. Ripartiamo con maggiore forza e determinazione”. Cgil e Fp Cgil nazionali: “Questa sentenza è una grande vittoria”

17 mag. 2022 – Alla notizia, in un attimo felice, perde aderenza: Flavio Concil vola. “Il cielo è rosso sopra Bosisio” dice, entusiasta, il lavoratore e delegato Fp Cgil all’Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, ora che giustizia è fatta: il Tribunale di Lecco ha condannato l’ente a ripristinare il contratto nazionale della sanità privata, dopo il cambio operato nel 2020 con il ccnl Aris Rsa/Cdr, a danno delle lavoratrici e dei lavoratori.

Raccontaci della causa. “Questa sentenza è l’esito della prima causa pilota su oltre 150 ricorsi raccolti nella nostra sede dall’inizio della vertenza e sugli oltre 500 raccolti dalla Fp Cgil a livello nazionale, con il patrocinio dell’avvocato Michele Bonetti – racconta Concil (a sinistra in foto) -. È frutto di una grossa mobilitazione della nostra organizzazione che ha portato a unire lavoratrici e lavoratori contro l’ingiustizia subita. Sapere che una nostra collega, da tanti anni nell’Associazione, ci ha messo faccia e impegno, ci ha tolto un macigno dal cuore. Le abbiamo chiesto tanto ma ora finalmente questa sentenza la ripaga: le verrà applicato il contratto della sanità privata e in busta riceverà le differenze salariali da ottobre 2020 a oggi”.

A Bosisio è stata festa? “Il clima si è ripreso. Le lavoratrici e i lavoratori sanno di avere una speranza. E costruire speranze per costruire diritti è il compito principale del sindacato”.

Ripercorriamo le tappe della vertenza. “A gennaio 2020 abbiamo ricevuto una letteraccia dall’Associazione che ci informava dell’intenzione di procedere al cambio contrattuale per motivazioni economiche. Il deficit non era grave, una situazione di perdita fisiologica anche per colpa della maldistribuzione delle risorse da parte di Regione Lombardia. Ma l’azienda non si è confrontata su questo e ha proceduto con un atto unilaterale, bruttissimo, visti gli anni precedenti di collaborazione. Ci siamo sentiti traditi nella nostra mission, che è quella di aiutare i bambini con disabilità, di provare a migliorare la qualità delle loro vite. La Cgil ci è sempre stata accanto e questa è stata la nostra forza. Siamo stati sostenuti anche dai genitori delle bambine e dei bambini che abbiamo curato e curiamo, a prescindere da tutto, con grande dedizione e responsabilità. La nostra vicenda ha avuto anche sponsor famosi, tra cui Javier Zanetti e Sammy Basso”.

La Nostra Famiglia ha strutture d’eccellenza nella riabilitazione sanitaria e sociale, soprattutto nel campo della disabilità neuropsichiatrica infantile, e fa ricerca, con i suoi Irccs. Le roccaforti lecchesi (Bosisio Parini, Ponte Lambro e Lecco) hanno la più alta densità di personale, con circa 700 lavoratrici e lavoratori, sui circa 2000 complessivi tra Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Campania e Puglia. Sono circa 1600 quelli coinvolti nel cambio di un contratto inadeguato, Aris Rsa-Centri di riabilitazione, appunto, non sottoscritto dalla Cgil nel 2012, che ha abbassato diritti, tutele e salari e alzato l’orario di lavoro. Mentre i restanti 400, quelli impegnati nei centri di ricerca, dopo un intervento del Ministero della Salute, sono rimasti con il contratto della sanità privata, “ma non hanno avuto ancora tutti i soldi spettanti – evidenzia Concil -. Una vergogna su tutta la linea: frammentare le lavoratrici e i lavoratori, peraltro in attesa da più di 14 anni del loro legittimo rinnovo contrattuale, per cui hanno fatto sacrifici e sono stati mobilitati in una lunga campagna, e misconoscere la loro dignità professionale con un contratto al ribasso per scampare (così ha dato idea) al rinnovo del ccnl sanità privata e risparmiare ulteriormente. Vergogna, vergogna, vergogna! Questi sono stati due anni intensi – prosegue -, di sofferenze aggravate dalla pandemia, e vedere tante colleghe e colleghi preparati, vedere tante professionalità andarsene in altre aziende è stato triste. Ci tengo a sottolinearlo: tutte queste risorse umane andate disperse erano proprio l’ultima cosa da vedere”.

Da qui tra gli slogan, nelle varie manifestazioni, “Questa Famiglia non è più Nostra”.

E adesso, dopo questa sentenza? “Aspettiamo di saperne le motivazioni. Intanto come Cgil, per il supporto dato, abbiamo superato il 30% di iscritte e iscritti. Ripeto, per due anni, a turno ognuno di noi andava in depressione sentendosi abbandonato. Ma abbiamo costruito un buon gruppo che ci ha aiutati a resistere, a unirci tra noi anche quando tutti pensavano che avremmo perso. Ora andremo avanti con le altre cause pilota – continua Concil -. Auspico che la Nostra Famiglia, che starà pensando a come uscire da questa situazione, si muova bene per ricostruire e rendere più forte quel senso di appartenenza che, seppur nelle delusioni, le lavoratrici e i lavoratori sul piano professionale non hanno mai fatto venir meno”.

“Finalmente una bella notizia, accolte le nostre richieste. Bisogna fermare il paradigma che per risolvere i problemi si parte dal taglio dei diritti. Noi non ci siamo mai fermati, anzi ripartiamo con maggiore forza e determinazione” esorta Lello Tramparulo, segretario generale Fp Cgil Lecco (a sinistra in foto).

Per Cgil e Fp Cgil nazionali “questa sentenza è una grande vittoria: a fronte di una crisi, non si può scegliere la strada del dumping contrattuale come risposta. In più di un anno di confronto bilaterale sui bilanci aziendali emergeva che l’azienda aveva le risorse per rispettare il contratto della sanità privata e il deficit poteva essere risanato con altre scelte di razionalizzazione delle diseconomie, come in parte la stessa associazione ha ammesso più volte. Ma si è sempre rifiutata di percorrere questa strada, scegliendo invece di tagliare il costo del lavoro, applicando un contratto meno remunerativo. Un’ingiustizia che ha trovato una risposta forte da parte delle lavoratrici e lavoratori che con la loro tenacia non hanno mai smesso di lottare per i loro diritti”.

Il sindacato del quadrato rosso torna a ribadire la necessità di arrivare a “una legge sulla rappresentanza e all’erga omnes dei contratti sottoscritti da organizzazioni, non solo sindacali ma anche dei datori di lavoro, maggiormente rappresentativi. Inoltre, dopo la straordinaria prova di senso del valore sociale del lavoro di cura, il sacrificio personale e le competenze professionali dimostrate dalle lavoratrici e lavoratori della sanità, pubblica e privata, durante la pandemia e oltre, è non solo doveroso ma necessario restituire diritti, salario e valorizzazione professionale per rilanciare il sistema di cura e tutela della salute del nostro Paese”.

Nella galleria di immagini alcune delle tante tappe della mobilitazione sindacale delle lavoratrici e lavoratori dell’Associazione.