Sabatini (Fp Cgil Milano): “Ats ha accelerato un atteggiamento autoreferenziale, autoritario e unilaterale”. Merati (Fp Cgil Ticino Olona): “È come avere davanti un muro”
24 feb. 2022 – Fallito il tentativo di conciliazione in Prefettura, prosegue lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Agenzia Tutela Salute di Milano, indetto in modo compatto dai sindacati lo scorso 4 febbraio, dopo il consenso pressoché unanime ricevuto da un’assemblea di circa 600 persone.
La protesta riunisce sia il comparto sia la dirigenza, quindi tutto il personale dell’ente, e verte in particolare sulle “pessime relazioni sindacali”, la violazione dei contratti nazionali e degli accordi integrativi aziendali, “modelli di organizzazione del lavoro e regolamenti aziendali unilaterali e inappropriati in materia di contact-tracing, smart-working e orario di lavoro”.
Antonio Sabatini, delegato della Fp Cgil Milano, racconta: “Durante la pandemia, come è stato evidente, l’Ats è stata in affanno e il nostro sistema sanitario regionale ha sfiorato il tracollo. Ats è stata utilizzata come braccio operativo di Regione Lombardia, soprattutto per dare informazioni e assistenza ai cittadini sballottati. Ma, in realtà, non abbiamo brillato molto, visto che fino a poco tempo fa le persone venivano ricevute da un guardiano – ricorda –. Sul tracciamento è stato applicato un modello organizzativo non appropriato sprecando risorse che si potevano usare per assumere organico invece che usare il lavoro straordinario. Chi ci ha messo la faccia, appunto, sono stati i lavoratori e le lavoratrici che, nonostante mancassero direttive precise, hanno dato una straordinaria disponibilità, anche in termini di orario e con attività extra, svolte con professionalità e dedizione, a tutela della salute. Ma Ats non ne ha tenuto conto, accelerando in un atteggiamento autoreferenziale, autoritario e unilaterale”.
Anche Marino Merati, segretario della Fp Cgil Ticino Olona, evidenzia che “da due anni con Ats non ci sono più relazioni sindacali, per cui ogni incontro è a senso unico, ci chiamano per dirci la loro proposta ma poi il confronto non c’è. I vertici aziendali sono inadempienti anche sui dati che chiediamo, ad esempio sugli straordinari fatti per il Covid, o sull’organizzazione del contact-tracing. Se ce li forniscono, lo fanno in modo parziale o in ritardo. Ci siamo trovati di fronte a un muro anche quando abbiamo segnalato inefficienze e le ricadute sulle lavoratrici e i lavoratori. Siamo fermamente convinti – invece – che buone relazioni sindacali possono favorire una migliore organizzazione del lavoro e la soddisfazione di chi fa andare avanti i servizi, che già ha fatto tanto”.
Parole che segnalano un disagio diffuso tra le lavoratrici e i lavoratori, confermato da Sabatini: “I modelli organizzativi e i regolamenti interni adottati (su smart-working, tracciamento, orario, ecc.), senza il confronto e contro la volontà delle organizzazioni sindacali, hanno avuto l’effetto di mortificare, deprimere e demotivare i dipendenti. Il malessere è grande e si rischia, andando avanti così, di influire anche sul livello della qualità dei servizi che sono un diritto fondamentale delle cittadine e dei cittadini”.