Ennesima aggressione nelle carceri pavesi ed ennesimo intervento della Fp Cgil, con il segretario territoriale Americo Fimiani e il coordinatore regionale Calogero Lo Presti
26 lug. 2022 – “Si sa e non si interviene. Perché? Rivolgiamo l’ennesimo appello a tutela della dignità delle persone del sistema carcerario. Di tutte, nessuna esclusa”. Americo Fimiani, segretario generale Fp Cgil Pavia, guarda con preoccupazione all’ennesima aggressione ai danni di un agente della polizia penitenziaria a Torre del Gallo, a non tanti giorni da quella a un medico nel carcere di Vigevano, per la quale il sindacato aveva prontamente preso posizione.
“Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza al lavoratore, evidenziamo che noi facciamo la nostra parte ma anche le istituzioni devono fare la loro” afferma il dirigente sindacale, informando di avere già scritto, nei giorni scorsi, ai direttori delle tre carceri pavesi (Torre del Gallo, Vigevano e Voghera) e all’azienda socio sanitaria territoriale. “Lavorare in salute e sicurezza è un diritto di tutti i lavoratori e le lavoratrici e per noi è una priorità da ribadire affinché si prendano provvedimenti concreti. Non si può andare avanti a trascurare le condizioni difficili e drammatiche degli istituti penitenziari che non sono buchi neri ma luoghi dove vivono e ‘convivono’ tante persone diverse. Troppe quelle recluse, poche quelle a loro dedicate”, sostiene.
Se la situazione delle carceri trova particolare risonanza nelle cronache estive o natalizie, per Fimiani “bisogna invece farsene carico nel quotidiano. Dal sovraffollamento e dalle varie problematiche delle persone detenute – ricordiamo il recente suicidio, purtroppo, nel carcere di Pavia – a quelle di chi, ai vari livelli, lavora negli istituti. Nel caso specifico dei poliziotti penitenziari vanno rimarcate le carenze di organico e carichi di lavoro sempre più pesanti e stressanti. I rischi per la salute e l’incolumità fisica sono per loro molto alti”.
È andato subito al sodo anche il coordinatore Fp Cgil Lombardia, Calogero Lo Presti, che oggi, sull’aggressione al carcere di Pavia, ha scritto direttamente al Provveditore Regionale, denunciando “all’interno delle carceri lombarde, ed in generale della nazione, un crescendo di aggressioni nei confronti delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria”, e insieme che “l’Amministrazione penitenziaria non fa nulla, o poco, per tutelare il Suo personale”.
Il sindacalista bacchetta anche, nel caso specifico, l’inerzia del “datore di lavoro”, cioè la Casa circondariale di Pavia, per non avere ancora preso provvedimenti disciplinari verso l’aggressore, “un soggetto recidivo nei comportamenti devianti e violenti” che va trasferito in un’altra struttura, adottando “qualsiasi iniziativa atta a tutelare e preservare l’incolumità del poliziotto aggredito”.
Sul piano professionale, Lo Presti riflette sulla demotivazione del personale penitenziario che “si sente abbandonato al proprio destino” e su un’organizzazione del servizio, con “le attività trattamentali, la sorveglianza dinamica, l’apertura delle sezioni detentive” che viene pagata “dalle poliziotte e poliziotti penitenziari in quanto sono gli unici che quotidianamente rischiano la propria pelle per garantire il proprio mandato istituzionale. Donne e uomini che sovente, all’occorrenza, fungono anche da psicologi, educatori, etc., salvo poi vederli non tutelati da un sistema che ‘predica bene e razzola male’”.
La questione è complessa e delicata, prismatica, come tutte le questioni che riguardano l’umano e un mondo difficile. Ma da affrontare.