21 Nov 2024
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Ricerca sanitaria / Il personale ignorato nella regione d’Italia con più Irccs

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L’assemblea della FP CGIL Lombardia con ricercatrici e ricercatori della sanità pubblica ha evidenziato criticità nonostante la lotta sulle stabilizzazioni che ha, nei fatti, rappresentato solo l’inizio di un percorso di affermazione di diritti. L’assenza di risorse regionali per le Rar, la difficoltà anche solo ad iniziare la contrattazione di ente, il personale qualificato ancora trattato come precario. Il segretario Tramparulo: “Mobilitiamoci e partecipiamo allo sciopero generale del 29 novembre”

assemblea reg. fp cgil irccs 20nov2421 nov. 2024 – L’assemblea che la Fp Cgil Lombardia ha organizzato con le ricercatrici e i ricercatori che lavorano negli Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) e all’Istituto zooprofilattico sperimentale ha evidenziato una realtà che continua a essere sconcertante: la ricerca sanitaria in Lombardia è trattata come un “ospite indesiderato” nel sistema sanitario regionale, come ha detto Antonio Bagnaschi della Fp Cgil Milano, tenendo le fila dei lavori. È, in particolare, proprio Regione Lombardia a mostrarsi sorda alle richieste del personale della ricerca sanitaria, ignorando le loro competenze e il loro ruolo fondamentale.

Ad affrontare le diverse questioni all’assemblea di mercoledì 20 novembre (tenutasi all’Istituto dei Tumori di Milano e da remoto)  – tra cui le stabilizzazioni, la contrattazione integrativa per la sezione ricerca, le Rar, la formazione, il ruolo del dottorato, lo sciopero generale di Cgil e Uil del 29 novembre prossimo – sono stati Francesca Colciaghi, delegata Rsu Fp Cgil dell’Istituto Besta, il coordinatore nazionale Alberto Evangelista, e il segretario regionale Lello Tramparulo, oltre allo stesso Bagnaschi.

francesca colciaghiCome spiegato da Colciaghi, ad oggi sono state stabilizzate 1269 persone a livello nazionale, con un impegno di spesa presunto di circa 53-54 milioni di euro. Si stima che 400 persone abbiano ancora diritto alla stabilizzazione, con un ulteriore impegno di spesa di 15-17 milioni di euro.

La legge 87/2023, articolo 3 ter, prevede un limite di 74 milioni di euro per le stabilizzazioni per chi ha i requisiti (un altro tema emerso è come tutelare chi non li ha). Tuttavia, Regione Lombardia non ha ancora stanziato fondi a questo scopo, è in ritardo rispetto ad altre realtà italiane.

Dei 700 posti previsti per gli enti lombardi, solo 417 sono stati stabilizzati. “La Lombardia è l’ultima”, considera Evangelista, ponendo una domanda retorica: “Quale azienda può permettersi di perdere il 30% della propria manodopera più qualificata senza fallire?”.

Eppure, è proprio quello che sta accadendo in Lombardia, con un ricercatore su tre ancora precario, ed è paradossale visto che la nostra è la regione con il maggior numero di Irccs in Italia. Inoltre la mancata stabilizzazione di una parte consistente di ricercatrici e ricercatori, con anni di esperienza, dottorati di ricerca e pubblicazioni scientifiche addosso, rischia di depauperare queste strutture.

alberto evangelistaEvangelista punta il dito verso Regione Lombardia, accusandola di mancanza di lungimiranza e di interesse per il futuro della ricerca sanitaria. Ma insiste nel rivendicare un intervento congiunto del Ministero e della Regione per garantire le stabilizzazioni di tutti gli aventi diritto entro il 2025.

Un altro aspetto affrontato è quello delle Rar, le risorse aggiuntive regionali che, in Lombardia, non vengono riconosciute al personale della ricerca. La Fp Cgil ha già promosso una raccolta firme per chiedere alla Regione di finanziare adeguatamente anche queste lavoratrici e lavoratori, riconoscendo il loro contributo alla mission degli Irccs.

Qui Colciaghi parla di “questione politica”, per cui va detto con forza a Regione “Noi esistiamo”, bisogna investire nella ricerca. Ma c’è anche una “questione tecnica”, legata alle prestazioni specialistiche che gli Irccs, con i loro laboratori, erogano. Prestazioni preziose e che non vengono riconosciute a livello economico, privando le ricercatrici e i ricercatori di una parte importante del loro salario.

In Lombardia, l’applicazione del contratto nazionale della sanità pubblica per la ricerca è difficile e piena di ostacoli. Chi amministra gli Irccs fatica a riconoscere i diritti di questo personale, trattandolo ancora come precario nonostante le stabilizzazioni.

antonio bagnaschiÈ Bagnaschi per primo a sollevare il tema dell’elemento perequativo, un istituto contrattuale che garantisce alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto sanità pubblica un’integrazione stipendiale per compensare eventuali differenze retributive rispetto ad altri settori. Alle ricercatrici e ai ricercatori degli Irccs lombardi  l’elemento perequativo non è erogato per una interpretazione restrittiva del contratto nazionale da parte di Regione Lombardia. “Questo ci ha obbligati ad andare da avvocati”, ha evidenziato il sindacalista, insistendo anche sulla necessità di unire i tavoli della ricerca sanitaria e del comparto.

La mancata erogazione dell’elemento perequativo aggrava infatti la disparità di trattamento tra il personale della ricerca e il personale del comparto sanità, contribuendo a creare un clima di frustrazione e incertezza.

catello tramparuloMa, come ricorda il motto, se Atene piange, Sparta non ride. E tocca infatti al segretario Fp Cgil Lombardia, Lello Tramparulo, rimarcare, nelle conclusioni, che le trattative per rinnovare il contratto nazionale della sanità pubblica si sono fatte “pesanti” e che la Fp Cgil ha già dichiarato che, senza incrementi economici che tengano conto dell’inflazione, non ci sono le condizioni per firmare.

Peraltro, la legge di bilancio ha valenza “pluriennale e il governo Meloni ha già deciso le risorse da stanziare per il rinnovo dei prossimi anni. Il governo ha già programmato la diminuzione dei salari dei dipendenti pubblici”.

Da qui l’importanza della mobilitazione. Il primo appello è a partecipare allo sciopero generale di Cgil e Uil del 29 novembre. “Lo sciopero è l’unico strumento che abbiamo”, sottolinea Tramparulo. Lo sciopero del 29 è un’occasione per far sentire la propria voce e rivendicare un tavolo regionale di confronto. E qui il secondo appello, a continuare a mobilitarsi anche nei confronti di una Regione che “non si interessa” delle ricercatrici e dei ricercatori della sanità e continua nella deriva privatistica del sistema sanitario. “Non ci regaleranno un contratto dignitoso se noi non ci mobilitiamo. Voi non l’avrete mai un tavolo con Regione Lombardia se non ci mobilitiamo”.